Corriere della Sera, 20 gennaio 2018
Adolescenti fino a 2 4 anni
Dove troveremo il tempo per vivere tutta questa giovinezza? L’adolescenza si espande, nell’esordio e nell’addio: usciamo dall’infanzia a soli nove-dieci anni e entriamo nell’età adulta a ventiquattro, stando alle ricerche di Susan Sawyer, direttrice del centro per la salute degli adolescenti al Royal Children’s Hospital di Melbourne. Sawyer ha pubblicato uno studio su Lancet Child & Adolescent Health che vela di serietà scientifica quello che in realtà vediamo tutti i giorni: bambini sempre più precoci e adulti sempre più tardivi.
Ci nutriamo meglio e ci curiamo di più così l’età puberale ci raggiunge già alle elementari (nei Paesi più ricchi). E, dall’altra parte, continuiamo a crescere ben oltre i canonici 18-20 anni: la ricerca rileva che il cervello, per esempio, continua il processo di maturazione, è veloce e efficiente. I denti del giudizio spuntano molto dopo. E così quando, a 25 anni circa, lasciamo la casa di mamma e papà siamo «istruiti e competitivi ma poco pratici della vita reale, ben nutriti ma spesso incapaci di friggere un uovo e, soprattutto, ci si sente ancora molto giovani» provoca Gustavo Pietropolli Charmet, psicoterapeuta dell’età evolutiva. Insomma, davvero stiamo costruendo un futuro meno adulto, cioè con i vecchi da una parte (perché facciamo meno figli) e gli adolescenti (più o meno tardivi) dall’altra? Ovviamente no.
«In realtà l’adolescenza secondo me finisce sempre verso i diciotto anni: quella che viene dopo è una fase diversa, ancora oscura: quelli che io chiamo i giovani adulti», osserva Charmet. Una sorta di «dèi senza potere»: hanno età vigorosa, salute e smalto ma spesso non hanno né indipendenza economica, né un ruolo chiave nei sistemi sociali.
Contraltare: il mondo degli âgé che spende patrimoni per restare giovane. Quello del benessere è uno dei pochi settori immuni o quasi dalle crisi: solo in Italia, nel 2017 palestre e centri estetici sono cresciuti dell’1,8 per cento.
Il sociologo Pietro Adamo ironizza: «Non è che non ci sono più le mezze stagioni, non ci sono più le stagioni e basta». In breve: siamo abituati a ragionare per categorie come, grossomodo, infanzia, adolescenza e età adulta, ma per lo specialista ormai tra questi universi ci sono scambi osmotici frequenti, tanto da annullarne i confini. Anche simbolici: serie tv come Immaturi o libri di enorme successo come quelli di Volo, Moccia o Bosco, testimoniano questa mobilità generazionale. E ci sono personaggi dello spettacolo che si sono costruiti un successo con una veste di simpatico zio adultescente (come J-Ax, in perfetta coppia con il più giovane Fedez). O Fabio Rovazzi, che non sarà mai visto come un vero adulto.
E ancora. «Grazie alla tecnologia, alla medicina e al benessere dei Paesi ricchi, oggi siamo bionici senza saperlo – continua Adamo —. Pensiamo di essere diventati vecchi quando ci accorgiamo di poter fare l’amore come a trent’anni, di lavorare come a quaranta e persino di pensare a una famiglia, visto che la vita si è allungata. La verità è che prima sembravamo più giovani, oggi siamo davvero giovani».
Basta guardare la tv: tra i programmi di successo in Rai c’è Ballando con le stelle. È un’ode alla flessuosità acerba ed è condotto da una bella... 64enne come Milly Carlucci. E negli adolescenti precoci? Lo psicanalista Luigi Zoja fa un esempio illuminante: «So di genitori che hanno regalato uno smartphone a un bambino di nove anni. Che vi ha visto immagini pornografiche. Ebbene, mamma e papà hanno speso i soldi per un analista ma non gli hanno tolto il cellulare. Io penso che la vera adolescenza coincida con il primo smartphone, ma non tutti i genitori l’hanno capito». In definitiva: siamo sicuri che il mondo sia pronto a una giovinezza senza confini?