la Repubblica, 20 gennaio 2018
Gli spigoli di Sofia Goggia, uno sci no limits
È cresciuta in un paesaggio dell’anima, come dice papà Ezio, ingegnere e pittore. Di certo Sofia quando scia dipinge altre dimensioni: spigoli, profondità, vibrazioni. Più cubista, forse espressionista, a volte surrealista, di certo «non ho mai fatto in vita mia una discesa perfetta». Infatti: due curvoni alla Goggia, col piede giù sull’acceleratore, 129,60 kmh la velocità di punta, sul filo del baratro, di qua il disastro e di là il regno di Cortina. Ancora tu. Una settimana dopo il triplete azzurro nella libera di Bad Kleinkirchheim davanti a Federica Brignone e Nadia Fanchini, Sofia strapazza anche l’Olympia delle Tofane e si prende la discesa e il pettorale rosso della leader della disciplina sfilandolo a Tina Weirather: «È un piccolo sogno che si realizza e mi emoziona, anche se so che la cosa importante è mantenerlo fino all’ultima gara. E poi detto da me, che ho l’erre moscia, è ancora più rosso». Sanguigno, spremuto anche dalle viscere di Lindsey Vonn: per 47 infiniti centesimi, la strampalata 25enne from Bergamo sconfigge la valchiria di 33 del Minnesota. Terza a 84 centesimi e alla sua prima discesa qui, il prodigio 22enne dello slalom, Mikaela Shiffrin.
Sofia abbraccia le yankees e fa ciao ciao. «Voglio tanto bene a Lindsey, le auguro il record di vittorie ma voglio fargliele sudare. Siamo amiche e rivali, quell’antagonismo divertito, propulsivo, costruttivo. Non ci facciamo terrorismo psicologico, ci sfidiamo per migliorarci». L’americana ricambia: «Sofia fa bene allo sci. Spinge sempre al limite, è vitale, ha sofferto come me di molti infortuni. E oggi io ho sbagliato, lei no».
Sorride d’amore e livore, Lindsey. Perché voleva il suo 12° successo sulle Dolomiti e c’era quasi fino al terzo intermedio in vantaggio, poi dopo la grande curva quasi si scapicolla incrociando gli sci in aria. Sofia guarda la quasi catastrofe con le mani sul casco. «Per onestà va detto: se Lindsey non avesse sbagliato, avrebbe dominato come sempre. Qui ha una supremazia rara. Ma questo è lo sci, conta chi arriva al traguardo col miglior tempo. Quindi, io». Quindi, Sofia.
Quarto successo in carriera e 18° podio, a 25 anni e a meno tre settimane dalle Olimpiadi a PyeongChang. «Devo risparmiare qualche colpo per i Giochi? Per fare un secondo in meno e magari arrivare ottava, privandomi di un secondo in più di intensità?». Non togliete l’anima e questo paesaggio, a Sofia. «Io cerco il bersaglio in ogni cosa che faccio. E Cortina è la mia pista, mi piace tirare due curve a 120 all’ora e urlare di gioia».
Seconda italiana a ripetersi in discesa due volte di fila dopo Isolde Kostner a Lake Louise e St. Moritz nel 1999. In due week end consecutivi, è lei a trascinare l’Italia preolimpica verso interessanti visioni: tre successi delle azzurre uno dopo l’altro, considerando il superG di Federica Brignone in Austria, non si registravano dalla stagione 2007/08 con Denise Karbon e Chiara Costazza nel gigante di Lienz e Spindleruv Mlyn, e nello slalom di Lienz.
Oggi un’altra discesa a Cortina, con Brignone affamata dopo l’uscita di ieri alla seconda curva «come su una buccia di banana». Spettacolo da Wonder Woman: la californiana Julia Mancuso oro olimpico a Torino 2006 ha dato l’addio alle gare a 33 anni scendendo con una tuta da supereroina con tanto di mantello rosso. Tutte sulla pettorina portavano scritto un messaggio contro la violenza sulle donne. Sofia: «Tema drammatico, anche alla luce del caso Weinstein»; Lindsey: «Storie come quella delle ginnaste americane non devono più accadere, è tempo che noi donne ci uniamo e lottiamo». È lo sci delle signore, anima e corpo.