Libero, 20 gennaio 2018
Il consenso per fare sesso? Adesso si dà col telefonino
Per tutte le relazioni sane, consensuali, sicure e senza vendette postume, cioè per il sesso all’epoca del caso Weinstein e del movimento #metoo, c’è un’app. Per questa umanità schizofrenica e ipocrita del ventunesimo secolo, c’è un’app. Per questo travestimento della novecentesca “incomunicabilità” (quanto la rimpiangiamo) nella contemporanea “comunicazione-click”, che sembra tanto il gioco del cerino, che chi se lo ritrova per ultimo in mano si brucia, c’è un’app. Potrebbero essere questi gli slogan per lanciare LegalFling, app orrida già dal nome: significa avventura (nel senso di storia sessuale) legale, e lo sapevamo che la follia delle regole avrebbe finito per mettere le mani e i piedi pure sul letto. Nel Novecento era la politica a finire tra le lenzuola, e sembrava un filino esagerato, ma ora il progresso ci ha regalato un ulteriore giro di vite: prima di guardare, baciare, scopare, è bene sottoscrivere un contratto, ed è proprio questo che LegalFling fa. Individuato un possibile partner (stranamente l’individuazione non è ancora reato, eppure dimostra già un certo colpevole desiderio, no?) tramite LegalFling si può blindare l’auspicata relazione contro ogni successiva controversia morale e soprattutto legale. Se il partner, anch’egli o anch’ella o anch’esso – ci sono anche le bambole e i bamboli giapponesi, non vorremo fare discriminazione nei riguardi del sex appeal dell’inorganico? – utente di LegalFling, corrisponde all’interessamento, si procede con tutta una serie di consensi informati (a colpi di polpastrello sul proprio smartphone) che delimitano ambito, natura, pratiche previste e durata del rapporto. Avete presente quella cosa che si sussurrava secoli fa, quando ancora il sesso era pretenziosamente, inaccettabilmente naturale, e cioè che la cosa più eccitante è il mistero? Ecco, zero mistero, sai tutto prima. Sai se lei o lui praticherà o meno sesso orale, anale, zoofilo, se ama o meno il bdsm, se accetta di sottoporsi a perversioni varie, se ci si può baciare la mattina appena svegli o prima del cappuccino è una violazione, se devi disamorarti (nel malaugurato caso che uno dei due si innamori) dopo una settimana o dopo due oppure dopo cinque minuti, se puoi massaggiare le spalle della partner che soffre di fastidiosi mal di schiena oppure è “sexual misconduct” – abbiamo ridicolizzato per anni l’espressione “convergenze parallele”, quando cominceremo a spernacchiare pure la nuova fraseologia dei sessualmente paranoici? – insomma avete capito: un’app su misura per la psicosi attuale che taluni sostengono essere un cambio di paradigma tra il maschio e la femmina. Sarà pure un cambio di paradigma, però psicotico. Perché per carità, che gli uomini siano nel profondo dei loro più atavici caratteri anche delle belve irriflessive, e che sesso e ragione siano pertanto in continua tensione, è qualcosa d’incontestabile cui la civilizzazione da sempre prova a porre riparo. E nel nostro tempo l’acme della civilizzazione sono i social, basta usarli per essere civilizzati, e i social amplificano in modo dirompente le denunce, e civilizzazione sono anche le app, che possono semplificare gli accordi e i consensi e rendere immediato e pubblico il dissenso. Lo sputtanamento ora è globale e in tempo reale. Il popolo dei social, assetato di sangue come ogni massa, non vede l’ora di scagliare sassate al nuovo capro espiatorio, contro il quale proietta tutte le proprie ben dissimulate nequizie. Un tempo almeno doveva fare la fatica di raccogliere le pietre e lanciarle, adesso gli basta un tweet. Ecco dunque che in questa realtà psicotica, un’app come LegalFling trova il suo legittimo posto. Ecco, al tavolo accanto, un paranoico che firma un contratto digitale con la paranoica in piedi sulla soglia del locale. Ecco sulla spiaggia una paranoica che, scottata da quella volta in cui lo zio porco le strinse la mano con chiara foia animalesca, fissa la durata del rapporto col surfista biondino: due giorni. Dovrebbero essere sufficienti per consumarsi come vampiri. E poi se le cose non funzionano, l’app prevede la revisione degli accordi e l’invio di una lettera di diffida, un po’ come quella che ricevi dall’avvocato del vicino quando senti la musica troppo alta. Che bell’amore! Amore? Scusate. Ancora questa parola desueta. Volevo dire: che bel rogito.