Il Messaggero, 20 gennaio 2018
Marion Cotillard contro Catherine Deneuve: «Ha torto. Anch’io sono stata molestata»
Un premio Oscar contro Catherine Deneuve. «Non mi riconosco nel documento sulle molestie che ha firmato con altre cento intellettuali francesi difendendo il diritto degli uomini a permettersi delle avances nei confronti delle donne», dice Marion Cotillard, stringedosi in uno scialle nero che fa risaltare la sua pelle d’alabastro e gli occhi chiarissimi, specchio di quella sensibilità estrema che trasferisce immancabilmente nei suoi film. «Riconosco a tutti la libertà di esprimere le proprie idee. Deneuve e le altre contribuiscono a stimolare il dibattito, ma quello che sta succedendo rappresenta un’autentica rivoluzione di cui c’era un gran bisogno. Le donne hanno finalmente cominciato a denunciare i ricatti e gli abusi sessuali, a gridare la loro verità, a farsi sentire».
Anche l’attrice francese, 42 anni, due figli, una carriera divisa tra raffinati film d’autore (Un sapore di ruggine e ossa, È solo la fine del mondo) e blockbuster hollywoodiani come Assassin’s Creed, è stata vittima di molestie. «Mi è successo molte volte», rivela a Parigi durante i Rendez-vous Unifrance, vetrina del nuovo cinema d’Oltralpe, «mi sono sentita profondamente ferita ma avevo bisogno di lavorare e sono stata obbligata a guarire. Ci sono anche donne che mentono accusando gli uomini ingiustamente, ma si tratta di una percentuale minima. Va elogiato invece il coraggio di quelle che si espongono in prima persona e noi, persone famose, abbiamo il dovere di appoggiare il movimento di denuncia. La rivoluzione è iniziata e non si fermerà. Ma sarà ancora più grande quando si arriverà alla riconciliazione tra maschi e femmine».STRAZIANTE
Marion, che nel 2008 vinse l’Oscar per il ruolo straziante di Edith Piaf nel biopic La vie en rose, è una delle star più riservate e segrete. Mentre parla appassionandosi a quello che dice, anche suo marito Guillaume Canet, estroverso attore e regista, rilascia interviste nella stanza accanto. «Non ho mai messo la vita privata al servizio dei film», spiega l’attrice, «per scegliere un personaggio devo innamorarmene istintivamente».
È successo anche con Carlotta Bloom, la protagonista del film di Arnaud Desplechin I fantasmi di Ismaele (sarà nelle sale ad aprile): sparita vent’anni prima, «ricompare» sconvolgendo la vita del marito Mathieu Amalric. In pratica è un fantasma che non risparmia allo spettatore diverse sorprese, compreso un nudo frontale. «Quel personaggio», sorride l’attrice socchiudendo gli occhi, «è una fantasia dell’uomo, ma gli riporta la vita. E la vita, sul set, l’avevo dentro di me perché ero incinta della mia seconda figlia Louise. La gravidanza ha reso tutto più facile».
Applaudita, richiesta, icona di stile, bersagliata dal gossip (l’anno scorso dovette smentire un flirt con Brad Pitt) ha mai pensato, nella realtà, di sparire? «A vent’anni sognavo di lasciare la Francia per inventarmi una nuova esistenza altrove, libera di fare esperienze senza curarmi delle aspettative degli altri. Non ho avuto il coraggio di partire, ho avuto quello di restare e ho sempre combattuto per rimanere me stessa. Oggi sono una persona felice, capace di trovare il bello in tutte le cose». E continua a incarnare personaggi ultra-drammatici... «Sono sempre alla ricerca di nuove sfide», dice, «e prendo il mio lavoro terribilmente sul serio. Lo farei anche se interpretassi una commedia».MADRE SNATURATA
Per stare con la famiglia, ha deciso di non girare più di un film all’anno. L’ultimo, per cui si è tinta i capelli, è Gueule d’ange (faccia d’angelo) di Vanessa Filho in cui fa una madre «snaturata» che, dopo un incontro in discoteca, se ne va di casa abbandonando la sua bambina. «Io non potrei mai lasciare i miei figli», dice, «essere genitore è un impegno troppo grande. Ma capisco che molte persone non siano in grado di rispettarlo». Un ultimo sorriso: «Da ragazza, fare l’attrice mi sembrava un sogno. Oggi ho imparato ad arrendermi ai miei personaggi. Ed è una sensazione bellissima».