Corriere della Sera, 20 gennaio 2018
Luca Marinelli racconta come ha fatto ha interpretare Fabrizio De André
«Io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare». È una frase di Samuel Bellamy, pirata inglese del XVIII secolo, portata in epigrafe nell’album Le nuvole a dare il titolo al biopic sul grande cantautore genovese: Fabrizio De André. Principe libero. La produzione Rai Fiction e Bibi Film arriverà prima in 300 sale il 23 e il 24 gennaio (distribuzione Nexo Digital) per poi approdare, in due puntate, il 13 e il 14 febbraio su Rai1. Tre ore e dieci minuti per raccontare la storia di Faber (1940-1999): adolescenza, amicizie, amori, inquietudini e canzoni.
La regia del film presentato ieri all’Anteo di Milano è di Luca Facchini, già autore di A Farewell to Beat, documentario su Fernanda Pivano. La sceneggiatura è di Giordano Meacci e Francesca Serafini. Dori Ghezzi, moglie del cantautore, l’ha approvata ed è stata presente sul set: «Il percorso non poteva che partire dal protagonista. Ho sempre pensato che l’attore giusto sarebbe stato quello che avrebbe detto: “Non sono in grado”». Ed è proprio ciò che ha detto Luca Marinelli, uno degli attori più apprezzati della nuova generazione ( Non essere cattivo e Lo chiamavano Jeeg Robot, tra gli altri). È lui a dare volto e voce a De André accanto a Valentina Bellè (Dori Ghezzi), Elena Radonicich (la prima moglie Puny) e Ennio Fantastichini (il padre Giuseppe De André).
«Ero terrorizzato», sottolinea Marinelli. «Un terrore vero. Ho pensato che la cosa migliore da fare fosse creare un personaggio in questo universo parallelo di finzione che è il film. Quindi l’ho affrontato come ho sempre fatto, studiandolo a fondo. Ho portato avanti questa idea, con Dori Ghezzi come guida. Questo mi ha dato un po’ di tranquillità». Concorda Gianluca Gobbi, che nel film è Paolo Villaggio, che di Faber fu grande amico tra i caruggi di Genova: «Quando ti scontri con i giganti, non puoi interpretarli. Li devi assecondare».
Le canzoni di De André accompagnano il film, nella versione originale o strumentale (quasi esclusiva colonna sonora, insieme ad alcuni brani di Tenco e Mozart), ma anche interpretate da Marinelli, che già in passato aveva dato prova delle sue doti canore: «I momenti peggiori sono stati quelli in sala di registrazio-ne. Lì mi sentivo nudo». Ma l’aspetto più difficile da rendere per Marinelli è stato il lato intellettuale di De André: «Il modo in cui leggeva le cose, le reinterpretava e le riproponeva al mondo».
Ghezzi sorvola sulla polemica che nel film si parli poco genovese: «La famiglia di Fabrizio era piemontese e lui parlava in modo neutro. De André, Villaggio e gli altri sono nati a Genova, ma sono figli dell’universo». E su Cristiano De André contrario al progetto? «Non ha ancora visto il film. Non so cosa ne penserà. Forse capirà che non abbiamo fatto male».