Corriere della Sera, 20 gennaio 2018
Perduta e ritrovata, poi twittata: l’ultima immagine di Gerda Taro, la compagna di Robert Capa
Un giovane medico assiste una giovane donna agonizzante, forse già morta, il sangue che le esce dal naso e dalla bocca. Lui è Janos Kiszely: ungherese, fa parte delle Brigate internazionali che combattono Franco. Lei è Gerda Taro, una dei più grandi fotografi di guerra. Sul retro della fotografia si legge (ma si tratta di una scritta successiva con tanto di errore): «Fronte di Brunete, Giugno 1937 (a Torrelodones), Mrs Frank Capa (in realtà Robert, ndr ) del “Ce Soir” di Parigi, morta a Brunete».
Nella storia dell’immagine, rimasta celata per ottant’anni e pubblicata ora da «The Guardian», dopo che lo storico ed ex militare britannico John Kiszely, figlio di Janos, l’aveva postata il 16 gennaio su Twitter, c’è il destino di Gerda. Una fotografa che, come ha scritto Helena Janeczek nel recente romanzo La ragazza con la Leica (Guanda), «aveva dedicato la sua splendida vita a un degno compito, a una giusta causa persa».
Per molto tempo Gerda Taro (1910-1937) è stata solo l’altra metà di Robert Capa (1913-1954), il reporter della Guerra Civil e dello sbarco in Sicilia, l’uomo che nel 1947 aveva co-fondato l’agenzia Magnum. Anche se Gerda (nata a Stoccarda da una famiglia di ebrei polacchi, vero nome Gerta Pohorylle, bella, estroversa, ribelle) è stata, a sua volta, una grande fotografa di guerra, coraggiosa e testarda (lavorava per «Ce Soir»), compagna di avventure di Capa e, in parte, compagna di vita.
La storia di Gerda si interrompe tragicamente nell’estate del 1937, in Spagna, al ritorno dal fronte di Brunete, mentre Gerda viaggia aggrappata al predellino della vettura del generale polacco Walter Swierckinsky: uno stormo di aeroplani tedeschi vola sul convoglio e lo mitraglia, provocando un trambusto in cui l’auto alla quale era aggrappata Gerda sbanda e la donna cade sotto i cingoli d’un carroarmato restando «letteralmente sventrata all’altezza dello stomaco e più in basso». Morirà all’alba del 26 luglio in un ospedale allestito all’Escorial, presso Madrid.
Al suo funerale, celebrato a Parigi il primo di agosto, una banda avrebbe suonato la Marcia funebre di Chopin, mentre una folla di oltre 100 mila persone avrebbe seguito il feretro. Pablo Neruda avrebbe letto un elogio funebre in memoria di Gerda e Alberto Giacometti avrebbe realizzato il monumento per la tomba, collocata al Père Lachaise. Naturalmente nella zona dedicata ai rivoluzionari.