Corriere della Sera, 20 gennaio 2018
Johnson rispolvera il ponte sulla Manica. Downing Street lo gela
Londra «Boris è Boris», dicono i colleghi di governo, scrollando le spalle, del ministro degli Esteri britannico Johnson: una ne fa e cento ne pensa, anche se non sempre pensa prima di aprire la bocca.
L’ultima boutade è un’operazione di alta ingegneria: dopo aver incontrato il presidente francese Emmanuel Macron, ha lanciato l’idea di un ponte sulla Manica per collegare direttamente la Gran Bretagna alla Francia. «Siamo due delle più grandi economie mondiali connesse da una singola ferrovia. È ridicolo», ha spiegato l’inesauribile Boris. Che ha aggiunto: «La tecnologia avanza in continuazione e ci sono ponti molto più lunghi altrove».
Secondo alcuni giornali britannici, la reazione del presidente francese sarebbe stata entusiasta: «Sono d’accordo, facciamolo», avrebbe risposto l’inquilino dell’Eliseo. Ma i francesi si sono limitati a confermare la conversazione sul ponte e hanno precisato che Macron è stato un po’ più laconico: «La questione dell’accesso è importante», sono state le circospette parole presidenziali.
La vera doccia fredda è arrivata da Downing Street, dove la pazienza di Theresa May è stata già più volte messa alla prova dalle intemperanze dell’ineffabile Boris: «Non ho visto alcun piano al riguardo – ha commentato un portavoce —. Quello che è stato concordato è un comitato di esperti che esplorerà grandi progetti comuni, infrastrutture incluse». Non è la prima volta che l’idea di un ponte sulle Manica viene sollevata. Un progetto era stato sottoposto nel 1981 ma accantonato perché poco pratico: avrebbe causato fra le altre cose grossi problemi alla navigazione, dato che quel tratto è uno dei più trafficati al mondo. Questa volta sono stati i social media a scatenarsi, rovesciando ironie sul ministro degli Esteri. E un professore di architettura di Liverpool ha osservato al Times : «Costerebbe almeno 120 miliardi: sarebbe più economico spostare la Francia più vicino all’Inghilterra».
Quella del ponte sulla Manica è soltanto l’ultima idea visionaria (e velleitaria) di Johnson. Quando era sindaco di Londra provò a rimpiazzare i mitici autobus rossi a due piani con dei nuovi veicoli: che però avevano il difetto dei finestrini che non si aprivano. Lo schema è stato nel frattempo abbandonato. Poi venne la funicolare sul Tamigi targata Emirates, inaugurata per le Olimpiadi del 2012 (quando Boris ci rimase appeso tutto imbragato): costata 60 milioni di sterline, non la usa quasi nessuno. Quindi fu la volta dell’«isola di Boris»: invece di espandere Heathrow, propose di costruire un’isola nell’estuario del Tamigi dove piazzare un aeroporto e «rimodellare l’economia del Sudest dell’Inghilterra». Il progetto da 47 miliardi venne sonoramente bocciato. Infine il Garden Bridge, un ponte sul Tamigi coperto di alberi:il nuovo sindaco Sadiq Khan appena si è insediato ha silurato l’idea. Con tali precedenti, per il ponte sulla Manica butta proprio male.