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 2018  gennaio 18 Giovedì calendario

In un anno lo Stato ha regalato trenta miliardi al Mezzogiorno

Quasi trenta miliardi di investimenti (tra fondi nazionali ed europei), per il Sud. Il governo ormai in piena campagna elettorale va in giro a pavoneggiarsi dell’ennesima iniezione di liquidità per il Mezzogiorno. Stupendosi pure che in un’area del Paese dove il lavoro è il più traballante dei miraggi ci sia l’assalto ai fondi (al 50% a fondo perduto) per avviare, per chi ha meno di 36 anni, un’attività imprenditoriale. 
Miracoli di fine legislatura che coincidono con la semina di quattrini pubblici, come i fondi europei che altro non sono che tasse versate a Bruxelles, rimpatriate e ribattezzata con progetti e sigle fantasiose: Pon, Por, Sper. 
A far di conto sulla generosità del governo uscente è il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti. Fatto di conto nel solo 2017 sono stati attivati interventi pubblici per 28,7 miliardi di euro, di cui 19,9 miliardi utilizzando fondi strutturali e 8,8 miliardi di lavori in esecuzione dei Patti per il Sud, ovvero cantieri aperti o contratti di appalto di servizi firmati. Come se non bastasse sempre lo scorso anno sono state certificate spese per 6 miliardi sul Fondo Sviluppo e Coesione e su Fondi strutturali. E sono stati attivati 4 miliardi di investimenti privati con il credito d’imposta. 
De Vincenti probabile futuro candidato del Pd a Napoli ammette che il Mezzogiorno è ancora in ritardo («ma stiamo recuperando il ritardo accumulato dagli anni ’80»), assicurando che «ci sono drammatici problemi strutturali che dividono il Paese». 
In particolare, riepiloga l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con i 15 “Patti per il Sud” sono stati avviati 897 interventi, anche se solo un terzo si è trasformato in veri e propri cantieri. Tra il 2014 e il 2020 i Patti per il Sud movimenteranno «risorse per 40,6 miliardi con il Fondo sviluppo e coesione» di cui 13,4 miliardi provenienti da delibere Cipe. Sempre nel 2017 (dal Fondo sviluppo e coesione) sono sono stati «effettuati pagamenti per 3,2 miliardi, il 54% destinati alle regioni del Mezzogiorno e solo l’11% alle regioni del Centro Nord. 
C’è poi una pioggia di interventi: da marzo a oggi sono «14.204 le domande di investimento finanziate per 1,5 miliardi con il credito d’imposta che hanno attivato investimenti privati per un valore lordo di circa 4 miliardi». Investimenti che per il momento sono sulla carta, vista la dinamica del Pil nel Mezzogiorno. E come dimenticare gli incentivi pubblici per l’occupazione al Sud: tra gennaio e novembre è vero che l’Inps ha registrato l’attivazione di 113.495 contratti, ma oltre un quinto (il 21,6%), sono trasformazioni di contratti a termine e il 5,2% apprendistato. Tanto più che dopo il Job Act il lavoro stabile è un’utopia. E poi nei «prossimi giorni» il Consiglio dei ministri dovrebbe individuare i criteri per le Zone economiche speciali (Zes), mentre dal 15 gennaio è partita l’iniziativa “Resto al Sud”, per cui sono previsti 1,25 miliardi di fondi. Un portale gestito da una controllata del Tesoro (Invitalia), che in appena 24 ore ha intercettato «1.643 domande in compilazione, di cui 230 già depositate». Al momento però questa è solo carta. Forse dopo le elezioni si inietteranno i quattrini.