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 2018  gennaio 18 Giovedì calendario

Soldati al servizio di Macron. I militari italiani vanno in Africa. Gratis

Sei nuove missioni internazionali, quarantaquattro da prorogare e cinque interventi di cooperazione. È quello che l’Aula della Camera dei Deputati, ieri, ha approvato. A sostenere l’impegno del governo è stato uno schieramento trasversale che si è creato in nome dell’interesse nazionale sul fronte della politica estera. Hanno votato a favore la maggioranza, ma anche Forza Italia e Fratelli d’Italia. La Lega si è astenuta, mentre hanno votato contro il M5S e Liberi e Uguali. Un arco costituzionale che, a detta di molti, potrebbe tornare in campo dopo il voto, in caso di stallo. 
La novità del decreto, votato a Camere già sciolte, sono le sei missioni che, partite il primo gennaio 2018, proseguiranno fino al 30 settembre 2018. Prima di tutto quella in Niger, poi la missione in Libia, quella in Tunisia, un’altra nell’ovest del Sahara, una nella Repubblica Centrafricana e infine la missione Nato per la sorveglianza dello spazio aereo europeo. Si è prevista, poi, la proroga di altre 44 missioni e di 5 interventi di cooperazione, in cui l’Italia già è impegnata. 
La spesa totale è di circa 684 milioni. Anche se, secondo la Ragioneria di Stato, mancherebbero 491 milioni di copertura. Le nuove missioni guardano in particolare al Nord Africa e hanno l’obiettivo di stabilizzare l’area e così diminuire l’esodo di migranti. Motivo per cui anche la Lega si è astenuta. «Condividiamo il merito, ma non il metodo. Manca una pianificazione e non si può votare impegni così rilevanti a Camere sciolte», spiegava a Libero Gianluca Pini. L’operazione in Libia ha l’obiettivo di assistere il governo di accordo nazionale attraverso lo svolgimento di una serie di compiti, tra cui l’assistenza sanitaria, i corsi di sminamento, la formazione delle forze di sicurezza, l’assistenza nel controllo dell’immigrazione illegale. Altro compito è quello di aiutare la guardia costiera libica nell’attività di controllo via cielo. Gli uomini che l’Italia si impegna a mandare sono 400, più 130 mezzi terrestri, per un costo di 35 milioni. 
L’AIUTINO A PARIGI 
L’altra novità è la missione in Niger. Obiettivo, il contrasto al fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nel tentativo di stabilizzare l’area e rafforzare le capacità di controllo del territorio da parte delle autorità del posto. Si prevede l’impiego di 120 unità nel primo semestre, fino a un massimo di 470 entro la fine dell’anno. Più 130 mezzi terresti e due mezzi aerei. Costo complessivo: 49 milioni. C’è poi la missione in Tunisia. L’obiettivo è sempre il controllo delle frontiere e la lotta al terrorismo. Il contingente italiano sarà composto da 60 unità, per un costo di 5 milioni. La missione nel Sahara occidentale riguarda, invece, il periodo di preparazione al referendum, che dal 1991 attende di essere svolto, per la scelta tra indipendenza e integrazione con il Marocco. L’Italia partecipa con 2 unità per una spesa di 302mila euro. La missione nella Repubblica Centrafricana punta, invece, a contribuire alla riforma del settore della difesa. L’Italia va con 3 militari per un costo di 324mila euro. L’ultima nuova missione riguarda, infine, lo spazio aereo europeo dell’Alleanza. Il nostro Paese partecipa con 250 unità, 8 mezzi aerei. Costo: 12,5 milioni. 
LARGHE INTESE 
Dal punto di vista politico, la novità è la maggioranza che ha approvato l’impegno del governo: un fronte che va dal Pd ad Ap, alla galassia centrista, fino ad arrivare a Forza Italia e a Fratelli D’Italia. Un fronte che potrebbe tornare in campo dopo il 4 marzo, se le elezioni non dessero un risultato certo. Anche in quel caso, in nome dell’interesse del Paese, si potrebbe costruire una maggioranza, seppure provvisoria, per accompagnare il governo verso nuove elezioni. Un Nazareno bis, addirittura allargato a Fratelli D’Italia. «Berlusconi proverà a spaccare la Lega e a portarsi dietro Fratelli D’Italia», ragionava ieri un ex parlamentare centrista. Lettura naturalmente smentita nel centrodestra. Renato Brunetta, capogruppo a Montecitorio degli azzurri, ha spiegato così il voto favorevole di Forza Italia: «Quando si tratta della sicurezza del nostro Paese, di missioni internazionali, non abbiamo mai fatto mancare il nostro appoggio non al governo ma all’Italia». Giorgia Meloni, presidente di Fdi, ha assicurato che vigilerà affinché il compito dei nostri soldati «sia quello di mettere un freno ai flussi migratori che attraverso la Libia giungono sulle nostre coste» e «non quello di difendere gli interessi della Francia in Niger». Scelta «sbagliata e irricevibile», invece, per Nicola Fratoianni, che ha parlato per la formazione guidata da Grasso, approfondendo le distanze dal Pd.