Il Messaggero, 19 gennaio 2018
Un chilometro di grattacielo, la sfida dei principi sauditi
Gedda batte Dubai nello scontro tra Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti: le due più importanti monarchie del Golfo, per ragioni seppur diverse, si sfidano a suon di giganti del cielo. A Gedda verrà costruito il più alto grattacielo del mondo, che in altezza supererà il chilometro, battendo quello di Dubai, che attualmente detiene il record con il Burj Khalifa, con 829 metri. Per il grattacielo saudita sarebbe stato scelto un nome internazionale, Jeddah Tower, rispetto a quello di Dubai, che si chiama come l’attuale capo dello Stato, l’emiro Khalifa bin Zayed Al Nahyan. La società saudita del settore infrastrutture che lo costruirà, la Al Fouzan General Contracting, ha firmato martedì un contratto da 165 milioni di dollari. L’annuncio è arrivato tramite un comunicato della Jeddah Economic Co, il consorzio che sta gestendo il progetto.IL SEGNALE
La notizia viene vista come un segnale di ripresa economica: la conferma dell’avvio dei lavori, che erano stati messi in discussione negli ultimi anni, sembra mettere da parte la crisi dovuta al crollo dei prezzi del petrolio. Un tonfo che ha portato al congelamento di vari progetti di infrastrutture tra il 2016 e il 2017, con decine di licenziamenti tra i lavoratori stranieri (africani e asiatici), principale manodopera nel settore edile.
La costruzione della Jeddah Tower, originariamente prevista con un costo di 1,2 miliardi di dollari, è in piedi da diverso tempo e alcuni funzionari sauditi, riferendosi alla consegna, hanno detto che il grattacielo sarà terminato entro il 2020. L’annuncio della ripresa del progetto è un segnale di distensione interna anche dal punto di vista politico, perché tra le società del consorzio ci sono quelle dei principi Al Waleed Bin Talal, l’uomo più ricco del regno, e Bakr Bin Laden (quest’ultimo anche membro del clan di Osama Bin Landen), coinvolti nelle purghe ordinate dal giovane erede al trono Mohammed Bin Salman e arrestati all’inizio di novembre.
La firma dei primi contratti indica però l’intenzione della famiglia reale saudita di andare avanti e conferma la forza del principe ereditario di prendere i mano i principali progetti del paese. Il grattacielo più alto del mondo è l’ultima iniziativa che rientra nel programma Vision 2030, dietro cui vi è proprio Mohammed Bin Salman, per far ripartire l’economia saudita affrancandosi dal petrolio.
Questa settimana un ulteriore passo avanti è stato fatto nel settore del turismo, con la diffusione delle linee-guida per le turiste donne, in visita nel paese non per motivi religiosi: potranno entrare e muoversi da sole (cioè senza essere accompagnate da un membro uomo della famiglia) se con un’età superiore ai 25 anni, se sono in possesso di uno speciale visto turistico e se fanno parte di un tour di gruppo che abbia ottenuto la licenza dalla Commissione saudita per il turismo e il patrimonio nazionale. Punto centrale: le turiste devono rispettare le leggi, le usanze e i costumi dell’Arabia Saudita, il riferimento – seppure implicito – è all’abbigliamento.
LA DIVERSIFICAZIONE
E per affrancarsi dal petrolio il regno ha deciso di investire anche nel nucleare, annunciando di voler costruire le sue prime centrali entro la fine dell’anno. «Abbiamo ricevuto richieste da cinque compagnie internazionali provenienti da Cina, Francia, Stati Uniti, Corea del Sud e Russia per effettuare lavori di ingegneria e costruzione su due reattori nucleari», ha rivelato una fonte presso la King Abdullah City per l’Energia atomica, l’organismo governativo che lavora ai piani nucleari. E non si ferma la corsa agli armamenti.
Secondo fonti statunitensi, l’Esercito di Washington ha affidato a Sikorsky, controllata della compagnia Usa leader nel settore della difesa Lockheed Martin, un contratto da quasi 200 milioni di dollari per la produzione di 17 elicotteri Blackhawk Uh-60.