la Repubblica, 19 gennaio 2018
Fabrizio Gifuni: «Divento Freud a teatro per sfidare i miei incubi»
MILANO Il primo uomo che mette piede nelle terre ignote e proibite dell’inconscio. Niente mappe, gli unici strumenti per orientarsi sono l’audacia teoretica e il dubbio. Fabrizio Gifuni è Sigmund Freud nello spettacolo più atteso (e complesso) dell’anno. Produzione di punta del Piccolo di Milano (al Teatro Strehler, dal 23 gennaio all’11 marzo), testo di Stefano Massini, adattamento e regia di Federico Tiezzi, cast di quattordici attori all’altezza, Freud o l’interpretazione dei sogni è un’avventura teatrale «formidabile e pericolosissima, un gioco da equilibristi in una stanza delle ombre», dice Gifuni, in scena dall’inizio alla fine delle quasi tre ore di questo viaggio nell’opera chiave non solo della psicanalisi ma dell’intero Novecento, che del pensiero di Freud è figlio.
Chi era il dottor Freud? Un mago, uno stregone, un medico? Se lo chiede Federico Tiezzi nelle note di regia.
«Come Prometeo vuole rubare il segreto del fuoco agli dei per donarlo agli uomini, ma sa che la hybris verrà punita.
Da una parte la speculazione, l’ambizione di fondare una nuova scienza, dall’altra i turbamenti, le ossessioni, i sensi di colpa. Sogna i sogni dei suoi pazienti, è tutto nella sua testa: le fantasie, le distorsioni, gli scherzi della psiche e del linguaggio. Mi sono infilato nelle fragilità, nelle storture, nei fallimenti. In una lettera all’amico e collega Fliess, evoca Giacobbe ferito nella lotta con l’angelo.
“Ho 44 anni e mi sento un vecchio ebreo zoppo”, scrive».
Questo spettacolo non è una biografia, tantomeno un trattato di psicanalisi in forma scenica. Che cos’è?
«Giocare con i sogni a teatro significa mettere le mani sugli archetipi. Edipo, che ci insegna che solo chi sa giocare salva la comunità: se non risolvi l’enigma la Sfinge ti inghiotte. E poi Amleto, il fantasma del padre, il tema del corpo, decisivo in scena come in psicanalisi. Osservare i corpi di questa umanità sorpresa di se stessa è tutto, diceva Freud.
È quello che fa anche l’attore».
E la sua, di vita onirica, come procede?
«All’inizio, quando mi sono messo a leggere e rileggere, è esplosa in modo vertiginoso. Durante le prove sono arrivati gli incubi più mostruosi, sotto debutto è subentrata implacabile la censura: vita onirica sospesa.
Forse perché è tutta in scena».