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 2018  gennaio 19 Venerdì calendario

Prima donna comandante dell’aeronautica. Il no dei rabbini

Rabbini ultraortodossi di Israele contro le donne nelle forze armate. Contro la creazione di battaglioni misti in cui le donne possano contaminare la rettitudine degli uomini. Ma soprattutto contro un nuovo bersaglio, una donna pilota, il “maggiore T.”, la prima donna a essere stata designata comandante di uno stormo dell’aeronautica israeliana. La polemica è molto seria, profonda perché coinvolge istituzioni che sono alla base dello Stato di Israele. Uno scontro che arriva al culmine di un processo che dura da anni, quello in cui la laicità del Paese viene compressa sempre più da un’alleanza crescente fra nazionalismo e religiosità ultraortodossa.
Da quando il capo di stato maggiore dell’Aeronautica Amikam Norkin ha annunciato di aver promosso il “maggiore T” ( in Israele le identità dei piloti vengono tenute riservate) a capo di un gruppo di volo e di aver mandato avanti altre donne pilota, alcuni rabbini hanno iniziato a sparare addosso all’esercito. È partito il rabbino Shlomo Aviner a chiedere di fermare questa tendenza a integrare sempre di più le donne nelle forze armate, a schierarle in prima linea come ormai fa l’esercito di terra. Rabbi Aviner ha invitato i suoi studenti a non arruolarsi, di fatto a disertare le forze armate, ad evitare il servizio di leva. Questo perché «gli uomini sani verrebbero distratti e contaminati dalla presenza delle donne nelle loro unità».
Il suo collega Shmuel Eliyahu ha fatto di più e ha esagerato: in un’intervista è arrivato a chiedere le dimissioni del capo di stato maggiore di tutta la Difesa israeliana, il generale Gadi Eisenkot. “Zio Gadi”, come lo chiamano in Israele, è un personaggio, un ufficiale dell’esercito di terra basso e tarchiato, un leader dal carisma incredibile, considerato dai suoi uomini e dall’opinione pubblica la migliore assicurazione soprattutto contro i pericoli dal confine Nord, quello dove potrebbe tornare a colpire Hezbollah. Eliyahu ha ripreso le parole del collega: «Il rabbino Aviner è un uomo responsabile, fa scuola a migliaia di studenti, tutta la sua vita è stata dedicata al bene del popolo di Israele… e allora io dico che il generale Eisenkot dovrebbe svegliarsi, quello che sta facendo con le donne nell’esercito è sbagliato, magari il primo ministro dovrebbe dirgli che se ne può anche andare a casa!».
Ma toccare Eisenkot è stato come offendere il sommo sacerdote di una religione parallela di Israele, il culto laico del rispetto per i militari che ripetutamente hanno salvato il paese da minacce sempre diverse e sempre più pericolose. Dall’India dove è in viaggio per una settimana ha parlato Netanyahu: «Non chiederò assolutamente le dimissioni del generale Eisenkot». Il suo ministro della Difesa, Avi Lieberman, che è leader di un partitino nazionalista, è stato molto più duro: «Noi rifiutiamo l’intervento di organizzazioni estranee nell’organizzazione delle nostre forze armate. Un intervento del genere è un danno alla sicurezza dello Stato: l’Idf non è un esercito femminista, tutte le decisioni che prendono sono soltanto operative». Per non parlare delle critiche arrivate ai rabbini dai capi dei partiti laici e di sinistra.
Da mesi alcuni rabbini ultraortodossi invitano i loro seguaci a ribellarsi addirittura allo stesso servizio militare oltre che all’inserimento delle donne nelle Idf. E ogni volta Netanyahu è costretto a pattinare sul ghiaccio: vuole i voti della destra, dei rabbini, degli ultraortodossi, ma non può smontare l’esercito e il concetto che tutti i cittadini israeliani devono servire in armi. Per ora i rabbini hanno perso. Ma solo perché avevano attaccato il generale Eisenkot: contro le donne-soldato di sicuro torneranno a protestare presto.