Corriere della Sera, 19 gennaio 2018
Adiòs «el Grafico», raccontando Diego ha insegnato a leggere al Sudamerica
«Salir en la tapa del Grafico», essere immortalato sulla copertina di el Grafico , è stato il sogno e l’ambizione di ogni sportivo argentino. Diego Maradona, tanto per cambiare, ha battuto tutti i record: lui, sulla «tapa», ci è finito 96 volte. Quando el Grafico era il settimanale più letto e diffuso in Sudamerica. Il suo erede Leo Messi non potrà raggiungerlo: perché el Grafico , trasformato dal 2002 in mensile, di copertine non ne farà più.
Triste, solitaria y final la storia di una rivista prestigiosa che ha insegnato a milioni di persone in tutto il Sudamerica a leggere e capire di sport. Già, perché el Grafico non conosceva confini nell’America di lingua spagnola per la quale ha funzionato un po’ come le lezioni tv del maestro Alberto Manzi in «Non è mai troppo tardi»: niente di meglio dello sport, raccontato in modo semplice e avvincente, con linguaggio chiaro e efficace.
La beffa atroce è che il 30 maggio del 2019 la Bibbia dello sport argentino (ma non solo) avrebbe compiuto 100 anni. Un secolo in cui sulla «tapa» si sono avvicendati oltre ai re del futbol di ieri e di oggi (e dell’altro ieri: un nome per tutti, Alfredo Di Stefano) le altre eccellenze dello sport argentino extracalcio: da Fangio a Ginobili passando per Monzon e Vilas.
Top di vendite per il numero in edicola il 30 giugno 1986, l’indomani del trionfo Mundial dell’Argentina in Messico: 795 mila copie e potevano essere il doppio se non fosse finita la carta… Titolo quasi scolastico per il 3-2 alla Germania: «Campeones delmundo».
Tra i tanti premi vinti dal Grafico nella sua lunga e gloriosa carriera quella per la foto più bella dell’anno 1978: «Abrazo del alma», l’abbraccio dell’anima, con i freschi campioni del mondo Fillol e Tarantini avvinghiati in un abbraccio e un giovane senza braccia in loro adorazione.
Sintetica nella sua crudeltà giornalistica la copertina del settembre ’93 dopo che – al Monumental di Buenos Aires – la Seleccion perde 0-5 contro la Colombia ed è costretta allo spareggio per i Mondiali di Usa ’94 contro l’Australia: sfondo nero e una sola parola, «Verguenza», vergogna.
Chi ricorda con emozione il primo articolo a lui dedicato sul Grafico è Javier Zanetti: campioncino in erba del piccolo Banfield, riesce nel settembre ’94 a ritagliarsi una «nota» di 4 pagine, lo spazio di solito riservato alle stelle di Boca e River. «Un giornalista e un fotografo si presentarono a casa mia. Il giorno prima avevamo vinto 2-1 alla Bombonera contro il Boca e io avevo fatto davvero un partitone. Ma solo a quel punto, con quel servizio e quell’intervista, mi resi conto che il calcio sarebbe stata la mia professione. Quel numero lo conservo tra i miei ricordi più belli».
Una splendida foto di un 21enne Zanetti e un titolo premonitore: «Amanece un crack», sorge un campione, con un bel sole sullo sfondo. C’era il trucco, però… «Sì, perché la foto era di sera e il sole in verità più che sorgere stava tramontando».