Corriere della Sera, 19 gennaio 2018
Buffon l’uomo in più della Figc che verrà. Ma non da comparsa
Gigi Buffon salterà anche la partita di lunedì sera contro il Genoa e non potrà più raggiungere il record di presenze in A di Paolo Maldini, dato che attualmente siamo 647 a 629 per il milanista. Ma il portiere della Juventus e della Nazionale – dove, almeno per la partita d’addio giocherà ancora una volta – può fare qualcosa di più concreto per la ripartenza del nostro calcio e della Nazionale.
A disegnare lo scenario che potrebbe prendere forma è stato l’a.d. bianconero, Beppe Marotta, ospite a Sky nella serata di mercoledì: «In trent’anni si sono dimessi due presidenti federali, Abete e Tavecchio, perché non è stato centrato l’obiettivo. Ecco perché è necessario riportare al centro la Nazionale, che è patrimonio dell’Italia intera. Bisogna scegliere le competenze e i profili migliori: certamente Buffon può rappresentare tutto questo nella nuova realtà di un Club Italia che abbia autonomia rispetto alle strutture federali. E che abbia al suo interno una rappresentazione forte di coloro che hanno scritto la storia: Buffon è un’icona e quando smetterà di giocare sarà l’uomo adatto a ricoprire questo ruolo».
Se non è un’investitura, poco ci manca: è stato Cosimo Sibilia, già vice di Tavecchio e uno dei tre candidati per la presidenza federale, ad aver pensato a Buffon. Non come risarcimento per la mancata qualificazione al suo sesto Mondiale (un record, questo sì, a cui Gigi teneva molto) ma come riconoscimento di un fatto: i 20 anni di azzurro del portiere sono un patrimonio che non va disperso, per quello che ha rappresentato nei momenti belli (dall’esordio in Russia al Mondiale vinto in Germania) e in quelli brutti, come le lacrime di Bordeaux all’Europeo 2016 e soprattutto quelle irrefrenabili di San Siro il 13 novembre dopo la debacle contro la Svezia.
Certo, Buffon è anche un patrimonio della Juventus, ed è molto stimato e ascoltato dal presidente Andrea Agnelli. «Sul suo futuro decide lui» ha sempre ripetuto il numero uno bianconero. Gigi a giugno smetterà di parare, a meno che la Juve non conquisti la Champions e possa quindi giocare anche il Mondiale per Club a dicembre. Fino a qualche settimana fa la casa bianconera sembrava la destinazione più logica per Buffon. Ma il richiamo concreto della Nazionale potrebbe cambiare tutto: il ruolo pensato per Buffon – sulla falsariga di quello già avuto da Demetrio Albertini che però era anche vicepresidente federale – sfrutterebbe il suo carisma, la sua capacità di persuasione e la sua leadership come figura di riferimento tra il prossimo commissario tecnico e la Federazione, impegnata anche nell’organizzazione in casa dell’Europeo Under 21 nel 2019.
Tutti i possibili candidati c.t., da Conte ad Ancelotti, da Mancini a Ranieri sarebbero ben contenti di lavorare con Buffon. E lo stesso discorso vale anche per gli altri possibili papabili alla presidenza della Figc, Gravina e Tommasi, che potrebbero unirsi in un unico ticket. A Buffon potrebbe toccare la gestione sempre delicata dei rapporti coi club. O il richiamo all’ordine e al senso di appartenenza azzurro del gruppo o del singolo in determinati momenti. Una figura più completa (e «potente») del team manager, che in questo momento è Lele Oriali, in scadenza a giugno. Un giovane dirigente capace di armonizzare il campo e l’extracampo, che spesso è una zavorra per la Nazionale. Di sicuro non un fantoccio, né una statua o un semplice parafulmine. Non sarebbe da Buffon.