Corriere della Sera, 19 gennaio 2018
Vendere casa online? Si può, con Blockchain
Mark Ginsburg è un informatico ucraino. Per mettere in vendita il suo appartamento di Kiev, invece di affidarsi a un’agenzia immobiliare ha sfruttato una nuova piattaforma, Propy, per raggiungere potenziali compratori in tutto il mondo. Qui è stato contattato dall’americano Michael Arrington che ha acquistato l’abitazione per 60mila dollari. Senza bisogno di notai, documenti o attestati di proprietà. La casa di Ginsburg è diventata la prima ad essere venduta tramite blockchain.
Trasparente, sicura e allergica a qualsiasi forma di controllo, letteralmente significa «catena di blocchi». Non è nuova – nasce nel 2008 insieme ai bitcoin – ma nuovi e sempre più numerosi sono i possibili utilizzi, oltre agli investimenti nelle criptovalute. Perché la «Nuova Internet», così viene definita, per le sue caratteristiche può rivoluzionare ogni forma di transazione o accordo tra persone. Nessuno deve esserne testimone perché tutti i «nodi», gli utenti che partecipano, lo sono. Ogni singolo cambiamento, spostamento di denaro o decisione stabilita: tutto viene registrato su questa sorta di grande registro virtuale che chiunque può visionare e quindi approvare. Mentre la privacy è assicurata dalla crittografia (per le operazioni radunate nei «blocchi» incatenati tra loro) e da un sistema complesso di doppia sicurezza (per gli utenti).
Come nel caso di Propy, i cui contratti smart scorrono sulla piattaforma Ethereum (un’altra «catena virtuale» creata nel 2015), i tentativi di portare la blockchain nella vita quotidiana sono già partiti. Sempre Ethereum è alla base del progetto di ImpactPpa, parte del gruppo americano WindStream Technologies, che possiede generatori di energia sostenibile in tutto il mondo. Il cui «tempo» di produzione è «affittabile». L’utente compra qualche ora (o giorno) di elettricità e immediatamente la sua casa, o quella di chiunque lui voglia nei 35 Paesi in cui ImpactPpa è attiva, viene illuminata.
Con Ethereum sono stati introdotti i cosiddetti «smart contract»: un software che viaggia su blockchain dove vengono registrate alcune regole. Ed è lo stesso software a verificare che chiunque vi abbia aderito le rispetti. C’è chi sta usando questo strumento per creare assicurazioni dedicate al mondo della sharing economy, come la startup londinese SafeShare. Chi ha pensato di sfruttarlo per rivoluzionare le relazioni sentimentali. L’azienda olandese LegalThings ha lanciato l’app LegalFling, «Flirt legale», che serve a dare il proprio consenso a un rapporto sessuale futuro con un’altra persona. Una sorta di contratto (si può anche specificare la durata di tempo) dove ogni termine viene registrato sul Libro Mastro virtuale e nessuno può quindi modificarlo. I dubbi non mancano: è giusto affidarsi a una tecnologia per gestire la propria vita amorosa? Gli stessi che sorgono quando si parla di memorizzare all’interno dei «blocchi» la propria condizione di salute. È la proposta di una startup messicana, Bowhead, che tramite un’applicazione e un dispositivo collegati alla blockchain monitora ogni parametro fisico, salvando le informazioni in un posto sicuro e permettendo, previo consenso, ad aziende ospedaliere o centri di ricerca di averne accesso immediato.
Dal lato privato a quello pubblico. Anche gli Stati stanno studiando queste piattaforme. Perfette soluzioni per abbattere la complessità della burocrazia così come possibile via verso un sicuro voto elettronico. L’Estonia, che vuole costruire il primo «e-Stato» al mondo, ne vaglia da tempo le possibilità. Per trasferire tutto – dal sistema pensionistico al fisco – sulla blockchain. A prova di qualsiasi attacco hacker.
O d’inganno. Su questo lungo registro virtuale si può memorizzare, e quindi conoscere, l’intera vita di un prodotto che si compra o del cibo che si mangia, un enorme database che sta tentando di costruire la startup inglese Provenance. Oppure ancora assicurarsi la proprietà intellettuale del proprio manoscritto, come nel progetto Alexandria, o quello delle proprie fotografie, come nei piani di Kodak. Un sistema, quello della blockchain, nato nel mondo della finanza, ma che è un palcoscenico che può ospitare infinite possibili interpretazioni.