Corriere della Sera, 19 gennaio 2018
Vaffa Mai
In questa campagna ne stiamo vedendo di ogni, compresa la turbo-andreottiana Giulia Bongiorno che si candida con la Lega perché colpita dalla «nitidezza del pensiero di Salvini». Però ce n’è una in grado di batterle tutte ed è la decisione del partito del Vaffa di escludere dalle liste elettorali chi dice le parolacce. Folgorati sulla via del bon ton, i buttafuori della Casaleggio che gestiscono la selezione dei futuri onorevoli hanno intimato che «il turpiloquio nei confronti degli avversari politici a mezzo social è da considerarsi ostativo ai fini della candidatura». Non è uno scherzo. Il movimento nato sull’onda di un ecumenico insulto liberatorio indossa improvvisamente la tunica delle Orsoline. Dopo cinque anni in cui la frase più carina rivolta a un rivale è stata «ti bruceremo vivo». Dopo centinaia di comizi nei quali la massima fonte di ispirazione grillina, il Grillone, ha mandato a quel paese il mondo intero e dato del «busone» a Vendola e della «vecchia puttana» alla Montalcini (la Montalcini!). Come se un collezionista di barzellette spinte sbattesse il figlio fuori di casa per averne raccontata una su Pierino. La svolta puritana del Vaffantubo imporrà ai Cinquestelle di governo un condono immediato e tombale, da estendere eventualmente alle molestie ai congiuntivi. Purché venga mantenuta la mirabolante promessa dell’assegno da 1.630 al mese per le famiglie in difficoltà. Altrimenti le parolacce cominceranno a dirle gli elettori.