il Fatto Quotidiano, 17 gennaio 2018
Quando Mario Draghi corse da padre Rozzi
Quando Mario Draghi fu nominato governatore della Banca d’Italia, nel 2005, alcuni cronisti lo intercettarono in via del Plebiscito, a Roma. A chi gli chiedeva se stesse andando da Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, si dice che Draghi abbia risposto: “Per carità, sto andando da padre Rozzi”.
L’aneddoto racconta molto di cosa abbia rappresentato l’Istituto Massimo per chi lo ha frequentato. Mario Draghi si diplomò al Massimo nel ’65, quando il liceo si era trasferito da pochi anni nel quartiere Eur di Roma e padre Rozzi era uno degli insegnanti più conosciuti della scuola. Accanto a lui sedeva Luca Cordero di Montezemolo, classe ’47, solo un altro nome della lunga lista dei “famosi” passati dall’Istituto. Nel club degli ex alunni ci sono giornalisti (Antonio Padellaro, Piero Sansonetti), imprenditori (Luigi Abete, Alfio Marchini), uomini di scienza (Ettore Majorana, Enrico Bompiani), ma anche esponenti politici, tra cui diversi ex sindaci della Capitale come Salvatore Rebecchini e Francesco Rutelli.
Il Massimo non poté finirlo, perché espulso in prima liceo, il conduttore televisivo Giancarlo Magalli, anche lui classe ’47. Il popolare showman una volta ha raccontato di aver provato a sabotare un compito in classe, appendendo alla porta dell’aula un cartello con su scritto: “Comune di Roma – aula chiusa per disinfestazione”. Qualcuno ci cascò, ma non durò a lungo.
La comunità degli ex allievi del Massimo è ancora attiva, riunita da feste, eventi e continue commemorazioni alle quale partecipano di volta in volta alcuni degli illustri nomi passati dalla scuola. La Presidente dell’associazione Exalmassimo è Natalia Encolpio, oggi giornalista, che fu tra le prime donne ad essere ammesse dall’Istituto, dopo l’apertura alle studentesse del 1973.
Esattamente cento anni prima, Massimiliano Massimo, che dà il nome all’Istituto, aveva ereditato Palazzo Peretti, antico edificio romano messo poi a disposizione dell’Ordine dei Gesuiti per proseguire la loro opera di formazione scolastica. Il Massimo è ancora oggi l’istituto dei Gesuiti, erede esclusivo – le rette vanno dai 5.750 euro l’anno per la scuola d’infanzia agli 8.150 per le superiori – delle prime classi fondate a Roma nel 1551 da Ignazio di Loyola, di cui ha sempre seguito l’impianto pedagogico di rigida formazione degli studenti. Natalia Encolpio, però, racconta di come l’Ordine non sia mai stato “un ostacolo per i non credenti o per chi professava un altro credo”. Anzi: “Quei Padri così rigorosi nei metodi diventavano maestri del confronto a cui gli allievi rimanevano molto legati anche dopo la fine della scuola”, riconoscendo all’Istituto un ruolo decisivo nella propria formazione. Ne è prova la battuta di Draghi, lontana anni luce dallo scandalo che oggi travolge l’Istituto.