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 2018  gennaio 18 Giovedì calendario

«E poi ci sono io che non bado mai agli ascolti». Intervista a Alessandro Cattelan

Annunciato da uno spot in cui compare incinto, torna dal 22 gennaio, in seconda serata su SkyUno Hd lo show E poi c’è Cattelan. Quinta edizione, in onda dal lunedì al venerdì, nella prima puntata ci sarà Cesare Cremonini nei panni del protagonista dello sketch inaugurale. In studio suoneranno gli Street Clerks. Le solite tazze con l’hashtag #EPCC sono già pronte. È cambiata la scrivania: sempre trasparente, ha una scritta luminosa al posto dei calzini arrotolati. Tanti gli ospiti. La prima settimana Ghali, i Maneskin, Frank Matano con Massimo Popolizio, Fabio Rovazzi. E poi Bruno Vespa, Pierfrancesco Favino, Giorgia, Elettra Lamborghini, lo stilista Jean Paul Gaultier, Milena Gabanelli (forse). Parola d’ordine: leggerezza.
Perché non ci sono altri presentatori della sua età, in tv?
«Ce ne sono, anche bravi. Mancano i posti dove danno fiducia».
Per esempio, Sanremo? Lì a condurre chiamano gli attori.
«No. A quello sono favorevole. Quando si parla di spettacolo non credo che ognuno debba fare il suo mestiere: tutti possono recitare e condurre».
Lei canta e scrive libri.
«Ma in maniera mediocre».
Bugiardo.
«Ho la sfiga che mi viene tutto discretamente bene. La tv meglio di tutti».
Epcc ha ottime critiche e uno zoccolo duro di fan, ma gli ascolti sono così-così, con un minimo storico di 0,5.
«Può essere. Guardo poco i numeri».
Perché?
«Non sono mai relativi alla qualità delle cose che fai».
Ha detto che se non avesse bisogno di soldi, mollerebbe il lavoro. Sempre della stessa idea?
«Sì, a parte Epcc. È il mio posto nel mondo».
Quanto le servirebbe al mese per vivere?
«Abbastanza da non doverci pensare. Non sono spendaccione». 
Quanto spende ora?
«Non lo so. Qualche migliaio di euro in quattro?».
Perché le celebrità non parlano di soldi?
«Perché la gente non ha i mezzi per capire».
Se si guadagna tanto si diventa un po’ stronzi?
«Sì, infatti solidarizzo con i colleghi che lavorano in Rai e devono per forza dire quanto guadagnano».
Lei quanto fa guadagnare a Sky?
«Non mi intendo di numeri. Finché va bene prendo, sto zitto e vado a casa. Tanto quando va male te lo vengono a dire». 
L’argomento di cui le importa meno in assoluto?
«Il senso comune dell’offesa. M’annoio a sentire la gente che si lamenta perché pensa di non essere compresa, si sente in minoranza»
Lei che minoranza è?
«Piemontese, chianina».
Il femminismo cos’è?
«Tutto quello che finisce con ismo mi fa un po’ paura. Che le donne vadano rispettate mi sembra un assunto logico. Ho poca fiducia nelle campagne tipo il vero uomo non picchia la moglie: non influenzano chi lo fa».
Non le piace il politicamente corretto?
«No, svilisce gli argomenti importanti. Guardi le molestie sessuali: c’è solo fame di trovare nuove accuse. Dici braccia rubate all’agricoltura e ti accusano di discriminare i contadini. Parli in radio di cene aziendali e ti scrivono: indelicato, un sacco di gente non ha lavoro. Sta diventando snervante».
La critica che le fanno più spesso?
«Parlo troppo veloce».
Peggior difetto?
«Ansioso. Con manie di controllo».
L’ultima volta che ha pianto?
«L’altro giorno. Ascoltavo You’re my sunshine ballando e cantando con mia figlia Nina. Guardavo quanto è cresciuta, ho pianto di gioia».
L’ultima che ha pregato?
«Stamattina. Giorno e sera faccio un giro di ringraziamenti».La fama cos’è?
«Sa come capisco chi non ha Sky? Sono quelli che mi incontrano e mi dicono: Enel (la pubblicità di cui è protagonista, ndr)! Come una signora sotto casa l’altro giorno, che mi guarda e mi chiede: Ma viene proprio lei a montare i contatori?».