il Giornale, 18 gennaio 2018
La lezione di Ariosto
Foscolo. Se andiamo a pescare nella Notizia intorno a Didimo Chierico le predilezioni letterarie di Foscolo, ci rendiamo conto che fra queste non vi era Ariosto. Egli parla di Dante, e lo paragona «a un gran lago circondato di burroni e di selve, sotto un cielo oscurissimo, sul quale si poteva andare a vela in burrasca, e così il Petrarca lo derivò in tanti canali tranquilli ed ombrosi, dove possono sollazzarsi le gondole degli innamorati e ve ne sono ante, che que canali, diceva Didimo, sono ormai torbidi, o fatti gore stagnanti: tuttavia segli intendeva una sinfonia e nominava il Petrarca, era indizio che la musica gli pareva assai bella... Didimo per altro beveva sempre e soltanto acqua pura». Ed ecco qui: «Aveva non so quali controversie con l’Ariosto, ma le ventilava da sé, e un giorno, mostrandomi dal molo di Dunquerque le lunghe onde con le quali loceano rompea sulla spiaggia, gridò: Così vien poetando l’Ariosto!».
La mia memoria di ragazzo ha registrato queste parole, che fanno dellimpresa di Ariosto una sorta di mare le cui onde calano verso una spiaggia e poi crescono e poi scendono, in un moto continuo e insensato, in un moto che è puro movimento. «Così vien poetando l’Ariosto», appunto, muovendosi come nel vuoto, senza avere un obiettivo, in una circolarità più forte di qualsiasi direzione precisa; qualcosa che ricorda Ci sono dei giorni e delle lune, il film di Lelouch che descrive una giornata nella quale si alternano circolarmente vite, eventi e personaggi.