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 2018  gennaio 18 Giovedì calendario

I misteri del Colosseo nero cuore dell’antica Katane

Immaginate di trovarvi in Sicilia tra il terzo e il quarto secolo dopo Cristo. La città di Katane è al suo massimo splendore: ville patrizie sono disposte sui terrazzamenti della collina di Montevergine e il tessuto urbano è impreziosito da un tripudio di fontane e giardini. In questo contesto, affacciato sul mare e con l’Etna sullo sfondo, svetta imponente un anfiteatro unico nel suo genere, realizzato in pietra lavica all’esterno e ricoperto di marmi pregiati all’interno. Un vero e proprio «Colosseo nero» dove si tenevano spettacoli di ogni genere. I resti di questa meraviglia sono ancora visibili a piazza Stesicoro, nel cuore della moderna Catania, e si dipanano lungo il sottosuolo, ma in quanti ne hanno piena cognizione?
Capire la città antica
«La cosa che colpisce più di questa struttura – spiega la dottoressa Maria Costanza Lentini, direttrice del Polo Regionale per i siti Culturali Parchi Archeologici di Catania e della Valle dell’Aci – è la sua giacitura: la parte emersa è in dialogo con le strutture barocche, incuneata com’è nel tessuto settecentesco, mentre quella sotterranea scorre sotto la città. È questo il limite e il fascino di un luogo difficilmente compreso dai non addetti ai lavori, ma sempre percepito come attrattivo». In effetti, i resti dell’anfiteatro, conosciuti dai catanesi come «Catania vecchia», sono al centro di suggestioni e leggende metropolitane: la più celebre racconta la sparizione al suo interno di un’intera scolaresca a metà degli Anni Ottanta.
La ricostruzione digitale
Nel 2015 l’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali (Ibam) del Cnr ha condotto alcune indagini sul sito archeologico. L’impiego di nuove tecnologie e un lavoro multidisciplinare hanno consentito la realizzazione di una ricostruzione 3d dell’anfiteatro come si presentava in età imperiale. Le ricerche hanno consentito agli archeologi anche di confermare alcune ipotesi, come quella di un accesso alla struttura dalla collina antistante direttamente al secondo ordine di arcate, una soluzione unica in tutto il Mediterraneo.
La gestione dell’Ibam
«Pensare di aver lavorato tanto per la conoscenza di questo monumento e vederlo chiuso per l’erba alta e per la mancanza di custodi lasciava l’amaro in bocca. Così abbiamo lanciato una proposta alla Regione, chiedendo un affidamento temporaneo». Daniele Malfitana, direttore dell’Ibam, spiega così le motivazioni che hanno dato il via alla gestione sperimentale del bene, svoltasi da settembre 2016 a dicembre 2017. Durante questo periodo gli archeologi hanno guidato i visitatori nei meandri del monumento e sperimentato formule suggestive come il tour «Ex Tenebris».
«Si è trattato – spiega il ricercatore Antonino Mazzaglia – di un’esplorazione a lume di lanterna. Nella medesima ottica e con il desiderio di coinvolgere anche un pubblico di non adulti, abbiamo realizzato laboratori e progetti per le scuole». Infine l’Anfiteatro è diventato cornice per eventi speciali, come la conferenza sul giornalismo «L’isola digitale» organizzata dal Sicilian Post nella porzione d’arena tutt’ora visibile dalla piazza.
L’anfiteatro oggi.
Il Colosseo romano è stato, con sette milioni di visite, nel 2017 il monumento più visitato d’Italia. Sebbene fare un paragone con Catania non sia possibile, il potenziale turistico e culturale della struttura etnea rimane molto alto, come peraltro dimostrato dal progetto sperimentale da poco conclusosi. Quale futuro, allora, per questo affascinante sito? «Come Polo Regionale – spiega ancora la direttrice Lentini – abbiamo presentato un progetto “Po Fesr” per il consolidamento della struttura. Ciò consentirebbe, tra le altre cose di offrire di un nuovo punto d’accesso. L’anfiteatro è oggi aperto e visitabile, anche se l’ideale sarebbe rendere fruibile in maniera regolare il percorso di visita accompagnato. Purtroppo i fondi non sono moltissimi: c’è ancora tanto lavoro da fare».