la Repubblica, 18 gennaio 2018
Domande & Risposte. L’importante è che la persona sia riconoscibile
• È ammesso il velo in tribunale?
L’articolo 129 del codice di procedura civile stabilisce che «chi assiste all’udienza deve stare a capo scoperto». Sul velo è però intervenuto il Consiglio superiore della magistratura: «I giudici – spiega Sara Amzil, avvocata praticante di Milano, che indossa abitualmente il velo sul lavoro – in un caso relativo a un’interprete marocchina presente in udienza, si sono espressi a favore della donna. Il velo è dunque ammesso in tribunale, quello che conta è la riconoscibilità della persona. E il hijab è un foulard che copre solo i capelli e il collo della donna, lasciando appunto scoperto il viso».
• È lecito indossare il burqa in pubblico?
L’articolo 5 della legge 152 del 1975 vieta «l’uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo». Stando alla giurisprudenza italiana però «il rispetto dell’articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sulla libertà religiosa – spiega l’avvocato dell’Asgi, Alberto Guariso – costituisce un giustificato motivo. Dunque oggi in Italia indossare il velo integrale non è proibito, salvo in casi limitatissimi e per ragioni di pubblica sicurezza».
• Come si spiegano i divieti imposti localmente?
È il caso di alcune ordinanze comunali e del regolamento con cui la giunta della regione Lombardia ha vietato l’accesso alle strutture regionali e agli ospedali a chi si presenta con il volto coperto. «Nonostante l’interpretazione data dalla giurisprudenza – commenta Guariso – il vuoto legislativo sul velo lascia spazio a tutte queste iniziative locali».
• Quali sono le regole in Europa?
Altrove ci sono leggi, come quelle del 2011 in Francia e Belgio, che vietano esplicitamente il velo islamico integrale, che copre cioè il viso, in tutti i luoghi pubblici del territorio nazionale.