Il Sole 24 Ore, 18 gennaio 2018
Apple assumerà 20mila persone negli Stati Uniti
Apple scommette sull’America. E la sua scommessa è da record: l’azienda simbolo di innovazione e regina dei valori di Borsa ha fatto sapere di voler rimpatriareuna parte probabilmente significativa del suo «tesoro» di profitti esteri da oltre 250 miliardi di dollari, stimando in 38 miliardi le tasse una tantum da pagare per portare a termine l’operazione quale effetto della riforma delle imposte realizzata da Donald Trump e dal Congresso repubblicano.
Un pagamento all’erario che l’azienda stessa ha definito sfoderando superlativi: «Probabilmente è senza paragoni». Di più: nel sollevare il sipario su nuovi piani domestici Apple ha previsto, nell’attuale clima di business, di contribuire direttamente all’economia statunitense ben 350 miliardi nell’arco dei prossimi cinque anni. Nonché di investire 30 miliardi, creare ventimila posti di lavoro e aprire le porte di un nuovo, grande Campus nel Paese. Un secondo quartier generale sulle orme della scelta effettuata di recente da un altro leader hi-tech, il gigante del commercio elettronico e di Internet Amazon.
L’azienda di Cupertino, che con l’amministrazione Trump si è spesso scontrata su scottanti temi politici e economici quali l’immigrazione, vede invece adesso inedite opportunità nella strategia fiscale varata dal Presidente. Con una serie di annunci che anticipano il bilancio trimestrale in arrivo a inizio febbraio, Apple ha cercato di capovolgere l’immagine di gruppo noto anzitutto per la vocazione globale e la catena di fornitori e produttori internazionali coinvolta nei suoi gadget di successo quali l’iPhone. Gli investimenti promessi dal gruppo guidato da Tim Cook – 30 miliardi – saranno suddivisi in dieci miliardi destinati alla costruzione di Data Center e altri 20 miliardi in potenziamento infrastrutture tech, tutti però all’interno degli Stati Uniti. Cinque miliardi saranno inoltre in dotazione a un fondo battezzato Advanced Manufaturing Fund, una cifra superiore a quella finora stanziata di un miliardo e destinata a sostenere filiere di imprese e startup necessarie al suo sviluppo. Ulteriori impegni da definire riguarderanno l’istruzione. L’azienda ha calcolato che assieme investimenti, scommesse manifatturiere e l’assegno record staccato per le imposte ammonteranno a circa 75 miliardi del contributo economico totale di 350 miliardi che ha delineato.
La località prescelta per uno dei pilastri della strategia, la nascita del nuovo Campus, «verrà annunciata più tardi quest’anno», ha fatto sapere Apple. Che ha però già offerto dettagli sulle caratteristiche della sede, a dimostrare la propria serietà: almeno inizialmente ospiterà attività e servizi di supporto tecnico per consumatori e clienti. Grazie al Campus, a assunzioni nelle esistenti sedi della società e all’espansione dell’ecosistema che comprende fornitori e sviluppatori di app, l’azienda dovrebbe alla fine superare facilmente il traguardo della creazione di ventimila nuovi impieghi. Questo network al servizio di Apple – 9.000 soltanto i fornitori Usa – vede una spesa annuale del gigante di Cupertino al ritmo di 55 miliardi nel 2018. Apple ha oggi 84.000 dipendenti nei cinquanta stati americani.
L’ad Cook ha messo in chiaro il messaggio che vuole inviare con la scommessa multimiliardaria: «Abbiamo un profondo senso di responsabilità – ha dichiarato – che ci spinge a ripagare il nostro Paese e la gente che ha permesso al nostro successo di realizzarsi». Qualche pressione è tuttavia arrivata anche dall’esterno, dalle polemiche che da tempo assediano la Corporate America e sono state rilanciate anche dalla Casa Bianca: a fronte di performance brillanti delle società e di una crescita che prosegue, il Paese resta prigioniero di sperequazioni sociali aggravatesi dopo la crisi e a sacche di sottoccupazione che sollecitano nuovi impegni corporate.