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 2018  gennaio 18 Giovedì calendario

Tim riavvia il negoziato con Canal+. Il ceo Genish ribadisce che la convergenza resta chiave nel nuovo piano, ma l’accordo da 460 milioni con Mediaset finisce in stand by

È durato meno di un’ora il consiglio di amministrazione Telecom che ieri ha preso atto che il term-sheet per la joint nei contenuti con Canal Plus è in scadenza – per la precisione oggi – «senza che si sia giunti alla stipula dei contratti definitivi». «Conseguentemente – spiega una nota della società – risultano anche superate le deliberazioni di approvazione già assunte in data 20 ottobre e 5 dicembre 2017». La riunione, in collegamento telefonico, è stata presieduta dal vice Giuseppe Recchi perchè Arnaud de Puyfontaine, a letto con l’influenza, era impossibilitato a parlare e di fatto il presidente è stato l’unico “assente”.
Tutto da rifare, dunque, ma nell’ambito di una tacita tregua con minoranze e sindaci. Lasciando scadere, senza effetti, l’accordo con la pay-tv di Vivendi – preannunciato già da fine luglio quando i francesi avevano dichiarato l’avvio dell’attività di direzione e coordinamento su Telecom – il collegio sindacale non avrebbe infatti più motivo di impugnare in Tribunale le delibere consiliari. Gli amministratori di minoranza, come pure i sindaci, hanno visto del resto implicitamente riconosciute le loro ragioni, perchè a questo punto la procedura sarà ripetuta con i criteri previsti per le operazioni con parti correlate di maggior rilevanza. E, dunque, dovrebbe chiudersi anche il procedimento sanzionatorio che la Consob ha ufficializzato alla società poco prima di Natale per le presunte irregolarità nell’iter deliberativo.
Ora però i tempi diventano più incerti, anche se l’obiettivo è quello di una «rapida conclusione» del negoziato per una collaborazione «a supporto dei programmi di convergenza tra telco e media», come sottolinea la nota Telecom. La procedura “corretta” prevede il parere preventivo e vincolante dei soli consiglieri indipendenti, cinque di emanazione Vivendi e cinque espressione del mercato. È?richiesto perciò l’assenso della maggioranza del comitato degli indipendenti, perchè un eventuale pareggio tra i due blocchi varrebbe come una bocciatura, per le regole interne non appellabile nemmeno col ricorso all’assemblea degli azionisti. Il comitato sarà presieduto dal presidente del comitato controllo e rischi, Lucia Calvosa (capofila della lista Assogestioni), che è anche l’autrice, insieme alla collega Francesca Cornelli, di una dissenting opinion piuttosto critica solo sul percorso seguito finora, che entra anche nel merito. In particolare, negli 11 punti del documento messo agli atti si sottolinea, tra l’altro, che la joint venture con Canal Plus rende necessaria una revisione del modello di business e del piano di allocazione degli investimenti, che la governance della società – nell’impianto ora scaduto – era tutta a favore di Canal plus, che il minimo garantito a carico di Tim si traduce in un «supporto a fondo perduto», che l’iniziativa si innesta in un contesto dove Vivendi non ha ancora definito i contorni della doppia partecipazione in Telecom e Mediaset. Insomma, ce n’è abbastanza per presumere che i tempi per la gestazione della joint venture – a procedura rivistata – non saranno brevissimi. Il comitato degli indipendenti – precisa la nota della società telefonica – dovrà esprimere «un parere vincolante su interesse, convenienza e congruità delle condizioni dell’iniziativa». Non è escluso, quindi, che alla fine del processo ne esca un impianto ampiamente modificato rispetto all’originale.
Difficilmente, quindi, si arriverà a un accordo tra Vivendi e Mediaset in tempo per l’udienza in Tribunale del 27 febbraio, visto che la trattativa per chiudere il contenzioso su Premium girava intorno alla joint venture tornata alla casella di partenza. Da parte dei legali di Cologno era già emersa prudenza nel firmare un accordo con Telecom prima di aver ristabilito i rapporti con Vivendi. C’è da chiedersi, a questo punto, che fine farà il negoziato parallelo che Telecom aveva avviato in proprio con Mediaset e che era arrivato a quantificare in 460 milioni l’acquisto di contenuti da spalmare su sei anni. A dicembre, prima che scoppiasse il caso delle contestazioni sulla joint Tim-Canal plus, si era affacciata la prospettiva di costituire una società tra Telecom e Mediaset per condividere le esclusive sui diritti, ma l’ipotesi sembra essere superata dai fatti. L’ad di Telecom Amos Genish ha voluto ribadire che l’offerta convergente di contenuti video resta uno degli elementi chiave del piano strategico al 2020 che verrà sottoposto al cda Telecom il 6 marzo, ma la fretta di siglare il contratto da 460 milioni con Mediaset – a quanto riferiscono fonti aziendali – non c’è. Di fatto, con la joint, anche l’accordo Telecom-Mediaset subisce una battuta d’arresto.