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 2018  gennaio 18 Giovedì calendario

Joey Saputo, il canadese che punta sul calcio nella basket city italiana

Nella “basket city” d’Italia il calcio ha il sapore di una tradizione secolare che, nonostante le vicissitudini finanziarie e sportive, riesce ancora a tenere stretta attorno a sè la comunità locale e nel contempo ad attirare investitori stranieri, per la capacità di allevare talenti e sogni. Esattamente come accade nel manifatturiero, dal parmigiano alle auto da corsa. Una ricetta rara nel panorama nazionale, quella del Bologna Football Club 1909. Che dentro lo stadio unisce fortitudini e virtussini in un tifo da record per numero di simpatizzanti (630mila, oltre a 310mila tifosi, secondo i dati StageUp-Ipsos) e nella sede di Casteldebole lega il magnate canadese Joey Saputo, da quattro anni chairman e proprietario della società, a sponsor bolognesissimi come Macron, Faac, Illumia, Granarolo, Lavoro Più, Ima.
«Il fenomeno del calcio bolognese è più interessante sotto il profilo sociologico che economico – spiega Giovanni Palazzi, consigliere delegato di StageUp, società di ricerca e consulenza su sport e cultura – non solo per la contaminazione tra la tifoseria del Bfc e quella del basket (Fortitudo in particolare), ma per il forte impatto mediatico che il calcio bolognese vanta nonostante il bacino locale (e familiare) dei tifosi e un palmares datato: risale al 1964 l’ultimo dei sette scudetti vinti dal Bologna. Una piccola squadra da 73 milioni di ricavi, un ottavo di quelli della Juventus e in perdita (16 milioni di rosso, erano 32 l’anno prima, ndr), ma tra le più solide società calcistiche dal punto di vista patrimoniale e tra le poche ad avere un rapporto così stretto col tessuto locale».
Si deve all’arrivo, nel dicembre 2014,di Joey Saputo, il più ricco industriale del Quebec a capo di un gruppo familiare da 18 miliardi di euro, la svolta e il ritorno del Bologna F.C. 1909 nel massimo campionato, dopo tre decenni complicati: nell’81 la prima retrocessione in B, poi la discesa in C1 nel ’93 e il fallimento, quindi la risalita in A, nel 2005 la seconda caduta in B fino al default del 2010 e uno stentato salvataggio per mano di una cordata locale.
Chiuso un breve sodalizio con Joe Tacopina, Saputo ha scommesso da solo sul rilancio dell’azienda calcistica di Casteldebole (ha iniettato fin qui 130 milioni di euro e si è impegnato per altri 31) e forse dietro alla passione per il pallone c’è anche fiuto imprenditoriale. Perché il vivaio e i campi bolognesi sono sicuramente una palestra e un benchmark per la competitività della squadra del Montreal Impact fondata e presieduta da Saputo (e salita ai vertici del campionato canadese con giocatori come Nesta e Di Vaio). Ma anche la via Emilia, la food valley del pianeta, può essere un volàno straordinario, commerciale e industriale, per il terzo player mondiale nei derivati del latte, qual è la Saputo Inc.(che nel core business dell’alimentare fattura 8 miliardi di euro, con 12.500 addetti).
Joey Saputo intanto ha comprato casa a Bologna ed è riuscito a ricucire un legame solido tra la squadra e l’imprenditoria locale. A partire dal competitor Granarolo, sponsor ufficiale rossoblu per quattro campionati, dal 1997 al 2001, con Roberto Baggio testimonial e oggi Top partner della prima squadra e Main partner sulle maglie da gioco del settore giovanile e della scuola calcio. «Siamo un’azienda che ha una particolare attenzione nei confronti delle famiglie e dei ragazzi, da qui l’abbinamento del nostro marchio al settore giovanile rossoblu.Ma il nostro non è solo un rapporto di sponsorizzazione, ma una collaborazione fondata su comuni valori come etica e qualità che ci porterà a condividere con il Bologna numerose iniziative per crescere insieme», spiega Gianpiero Calzolari, presidente del gruppo Granarolo.
Intanto «per la prossima stagione il Bologna può ambire al pareggio operativo in bilancio, se resta in serie A (una retrocessione in B taglierebbe i tre quarti dei ricavi, ndr) tra la crescita degli introiti commerciali, già saliti dai 7 milioni dell’era Guaraldi a 11 milioni tra partnership, sponsorship e ospitalità, e l’atteso aumento dei diritti tv», assicura l’ad Claudio Fenucci, un passato a dirigere il Lecce e la Roma, il “risanatore” arrivato sotto le Due Torri assieme a Saputo. «Mi piace il Bologna di oggi e quando posso vado ancora allo stadio a vedere le partite. Saputo è un uomo che sa fare bene il suo mestiere. Forse con questa squadra non arriveremo in Champions League. Magari invece sì, non è detto», commenta Giuseppe Gazzoni Frascara, presidente onorario del Bologna e patron della squadra dal 1993 al 2005, quando in tre stagioni riportò in serie A la società pescata dal fallimento.
E sono tornati in campo anche gli imprenditori bolognesi a sostenere la squadra che Simone Verdi ha appena preferito al Napoli. «Il calcio offre visibilità e valori ed è quello che abbiamo trovato – spiega Marco Bernardi, presidente di Illumia, società bolognese attiva nella vendita di energia elettrica e gas, per il terzo anno Back jersey partner del Bologna –. La sponsorizzazione ci permette di offrire ai nostri clienti la possibilità di stare al fianco dei loro beniamini. Il Bologna e Illumia condividono un percorso simile di sacrifici, tenacia e preferenza per i giovani. Noi siamo partiti con la pazza idea di sfidare i colossi dell’energia e ora ci stiamo giocando l’Europa League delle utilities, il nostro brand si è consolidato come il 5° più conosciuto sul mercato pur riducendo gli investimenti in pubblicità televisiva».
Per Faac, il leone bolognese dei cancelli automatici, «la sponsorship è stata innanzitutto un ottimo affare: stimiamo che il milione di euro investito nella sponsorship abbia reso dieci volte, in termini di visibilità, rispetto ad altri canali di comunicazione», dice l’ad Andrea Marcellan. In questi tre anni le vendite di Faac in Italia sono sempre cresciute, a dispetto del settore in calo. «Visto il risultato, dovremmo forse fare noi un’operazione analoga negli Usa (primo mercato, 80 milioni di ricavi sui 420 del gruppo) sponsorizzando un football club americano».