Avvenire, 17 gennaio 2018
Bitcoin, la festa è finita. In un mese giù del 40%
Sono giornate nerissime per chi a dicembre si è lasciato suggestionare dal sogno di diventare ricco giocando con le criptovalute. Ieri sono di nuovo crollate le quotazioni di tutte le principali monete virtuali. La più diffusa, il bitcoin, è scivolata del 16%. Quelle degli ethereum e dei ripple, le principali criptovalute alternative, sono cadute rispettivamente del 14 e del 25%. Il crollo delle quotazioni si spiega con le insistenti voci di una stretta sulle regole in arrivo in diversi paesi asiatici. In Corea del Sud, terzo mercato dei bitcoin per volumi di scambi dopo Stati Uniti e Giappone, il ministro delle finanze Kim Don-yeon ha spiegato che sono allo studio misure «serie» per fermare speculazioni «irrazionali». Tra le ipotesi – ragionano gli analisti – c’è quella di vietare l’acquisto e la vendita di criptovalute. La Cina aveva già messo al bando lo scorso anno le borse per gli scambi di criptovalute e in queste settimane ha iniziato a chiudere una dopo l’altra le attività di aziende e singole persone che cercavano di offrire servizi di scambio di crip- tovalute simili a quelli dei mercati borsistici. Se Pechino e Seul dovessero confermare la linea dura difficilmente il Giappone potrebbe restare fermo, perché rischierebbe di diventare una pericolosa zona franca asiatica per gli scambi in bitcoin. Nessun paese oggi vuole incentivare i cittadini a scambiare i loro soldi veri con denaro virtuale. Davanti al rischio di trovarsi in mano una criptovaluta invendibile, molti investitori alleggeriscono i portafogli. Per effetto della caduta di ieri la quotazione dei bitcoin è tornata sotto i 12mila dollari, ai livelli di inizio dicembre. Nel confronto con un anno fa la performance della criptovaluta re- sta stellare, circa un +1.200%. Ma rispetto ai picchi del mese scorso, quando nel pieno della “bitcoin mania” ha sfiorato i 20mila dollari, la caduta è un pesante -40%.
Ed è questo l’ordine di grandezza della perdita secca che, salvo repentini cambi di direzione delle quotazioni, subirà oggi chi ha pensato bene di comprare il primo contrattofutures sui bitcoin, lanciato dalla borsa americana Cboe il 10 dicembre e con data di regolamento il 17 gennaio. Significa che oggi il contratto si chiude: se il valore del bitcoin è superiore a quello del futures chi controlla il derivato ci ha guadagnato, altrimenti ci ha perso. La quotazione di riferimento è quella della borsa Gemini, quella dei fratelli Cameron e Tyler Winklevoss, i campioni di canottaggio diventati famosi per avere accusato Mark Zuckerberg di avergli rubato l’idea di Facebook. Nel primo giorno di scambi c’è chi aveva speso 18.850 dollari per comprarsi un futures della Cboe. A meno di 24 ore dalla scadenza un bitcoin su Gemini era quotato a 12.248 dollari. Il 35,5% in meno. Chi voleva diventare ricco con i bitcoin avrebbe fatto meglio a muoversi prima di dicembre.