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 2018  gennaio 16 Martedì calendario

Alitalia ci frega un altro miliardo

Quesito ai lettori che in questi anni hanno seguito con un certo interesse l’epopea di Alitalia: qualcuno era davvero convinto di rivedere i 900 milioni che nel 2017 lo Stato ha prestato all’ex compagnia di bandiera? O per essere più espliciti: qualcuno nutriva la speranza che non avrebbero fatto la stessa fine degli altri 7,4 miliardi che dal 1974 a oggi i contribuenti hanno bruciato sull’altare del vettore tricolore? Beh, i più ingenui (ma ce ne sono?) avranno un’amara sorpresa: a oggi, stante quel che è dato sapere sulle offerte in ballo, le speranze che i potenziali acquirenti si accollino il miliardo e passa di cui sopra (perché i 900 milioni scadono il 30 settembre e hanno un tasso di poco inferiore al 10%) sono davvero minime. 
Ancora ieri i ministeri interessati prendevano tempo, «servono approfondimenti prima di procedere ad una negoziazione in esclusiva», ma pure Lufthansa, che può considerarsi il candidato più serio, non investirà più di 300 milioni. Anzi, metterà sul piatto 300 milioni solo in cambio di una profonda ristrutturazione del gruppo. In soldoni, il super amministratore delegato, Carsten Spohr, ha “scartato” le attività di handling (assistenza a terra) e ha chiesto con tanto di lettera al ministro Calenda il taglio di 2.100 lavoratori su 8.400 e una consistente sforbiciata sulla flotta, dei 120 aerei ne resterebbero 90. Si può fare? La risposta tocca al governo (ma quale? Visto che il 4 marzo si vota) e ai tre commissari, Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari, che da maggio 2017 guidano la compagnia finita in amministrazione straordinaria. 
Insomma, i tedeschi puntano a una mini-Alitalia, figurarsi se hanno intenzione di svenarsi per un prestito da 900 milioni che ne porta almeno altri 100 di interessi. «Del resto spiega a Libero Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti all’Università Bicocca di Milano la trattativa sta andando troppo per le lunghe (a questo punto si chiuderà dopo le elezioni ndr). Più passa il tempo, più i commissari sono con l’acqua alla gola e più i potenziali acquirenti (ieri sono spuntati anche i nomi di Delta Airlines e Wizz Air) detteranno le loro condizioni. Allo stato attuale non credo che i contribuenti rivedranno i soldi che il governo ha prestato alla compagnia». Beh ci sono anche altre offerte? «L’ipotesi che Air France-Klm (i francesi per ora hanno smentito) entri in gioco mi sembra abbastanza remota, mentre i progetti di Easyjet (mette sul piatto meno di 100 milioni ndr) e del fondo Cerberus (che essendo un gruppo Usa potrà rilevare solo il 49%) non mi convincono». 
E allora? Sarà pur vero come sottolineano i commissari che i ricavi crescono e che il prestito ponte non è stato sostanzialmente intaccato (?), ma è altrettanto certo che il periodo peggiore arriva adesso e che in assenza di numeri ufficiali conviene dubitare. «Gennaio e frebbraio continua Giuricin sono i mesi peggiori. Nel 2016 Alitalia ha perso 173 milioni e nel 2017 altri 181... Insomma con il carburante aumentato del 20% mi sembra difficile che nel 2018 le perdite non superino i 100 milioni». 
E noi paghiamo. «Anche perché evidenzia a Libero il professore di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano Marco Ponti non sappiamo nulla né sui conti del 2017 né tantomeno sui compensi destinati ai tre commissari. Un fatto abbastanza “strano” essendo a oggi Alitalia nuovamente un vettore che rientra nel perimetro dello Stato». Un altro schiaffo ai contribuenti che però potrebbero trovare un inatteso alleato nell’Unione Europea. «Sarei sorpreso conclude se Bruxelles desse il via libera al prestito, nel caso dovesse arrivare lo stop, l’Ue farebbe un bel regalo ai contribuenti».