Il Messaggero, 17 gennaio 2018
Selinunte, spunta la città di 2.700 anni fa. Trovata dal drone con una termocamera
ROMA Una delle più belle, antiche e conservate città della penisola offre nuovi brividi. Sotto quello che vediamo, è stato scoperto un centro urbanizzato più antico, di 2.700 anni fa; quello che nel 650 avanti Cristo, i colonizzatori si sono trovati davanti. Individuati ambienti naturali, e non soltanto: anche delle rilevanti strutture sepolte, che digradano verso il porto.
Il merito è, soprattutto, dei ricercatori, di un drone e della tecnologia: con una termocamera montata a bordo, i geologi dell’Università di Camerino hanno potuto vedere sotto l’attuale terreno, verso il cosiddetto Tempio M, separato dagli altri complessi, e ancora poco studiato; ora è sulla destra del fiume Selino, ma in origine sulla cima di uno dei promontori della città.
LA STORIA
Enrico Caruso che dirige il parco archeologico, dice: «La città era la megalopoli della Sicilia occidentale; per la prima volta si sta ricostruendo l’ambiente naturale in cui venne fondata, per diventare poi grandiosa». Selinunte fu distrutta nel 409, in soli dieci giorni, dai Cartaginesi; poi, di nuovo dai Romani nel 250 a.C.; però, continuò ad essere abitata fino al XIII secolo; infine, venne ritrovata da un monaco nel 1551.
«Oggi si scopre la più antica linea della sua riva marina e si verifica la presenza di due porti, già stata ipotizzata in antico», racconta il geomorfologo dell’ateneo di Camerino Marco Materazzi.
LO STUDIO
Il lavoro è frutto d’un anno di ricerche, con le tecnologie più avanzate. Le prospezioni e la collaborazione tra il Parco di Selinunte e l’ateneo di Camerino proseguiranno per due anni ancora, e saranno compiuti anche dei carotaggi nel terreno, profondi fino a 30 metri.
I ritrovamenti, tuttavia, permettono di sapere anche molto altro. Per esempio, le tecniche idrauliche dei Greci (e l’acqua fu fondamentale per la floridezza del luogo), pure mettendo in luce le stesse tubature. Ed è stata ritrovata, perfino, «la più antica raffigurazione al mondo di Ecate, divinità indoeuropea ripresa dalla mitologia greca», dice sempre Caruso; regnava sui demoni malvagi, la notte, la luna, ed è «la più antica raffigurazione di tutto il mondo greco».
Possedeva tre volti, e un simulacro è risorto da quella che doveva essere una casa, da un culto privato. Insieme alla dea più antica, repertati anche svariati oggetti: vasi, ornamenti, statue e perfino un flauto.
LA RICOSTRUZIONE
Le indagini rendono ora possibile ricostruire abitazioni ellenistiche, successive alla distruzione della città; e in modo parziale, pure la facciata del Tempio Y: il più antico dorico, di cui finora erano noti soltanto alcuni elementi architettonici.
Ma il dato più eccezionale è quello fornito dalle anomalie termiche rivelate dalla telecamera speciale montata su un drone: pare che sia stato individuato un intero complesso di templi e vasche colme d’acqua sorgiva, delineato secondo precisi disegni geometrici. Addirittura degli sbancamenti di terreno a scopi militari, se non erano legati al commercio, o ai culti religiosi. E a Est e ad Ovest dell’Acropoli, si aprivano i due porti.
LO SCENARIO
Ora, si andrà alla caccia della Selinunte più antica: le scoperte lasciano presagire, sotto i depositi sabbiosi, edifici, mura, o strade: sarebbero le strutture «viste» dalla telecamera aerea. Ne sono già state compiute delle elaborazioni a tre dimensioni, dato che, ovviamente, non sono visibili ad occhio nudo.
E il paesaggio indagato permetterà di sapere assai di più su terremoti, frane e alluvioni del passato. Selinunte rifiorisce ancora, e se ne scopre l’antenata, di 2.700 anni fa: un ritrovamento d’eccezione.