la Repubblica, 17 gennaio 2018
Le atomiche «leggere», la nuova minaccia dell’America di Trump
NEW YORK Il Pentagono vuole banalizzare l’atomica, costruendone una “piccina”, che ne renderebbe l’uso meno terrificante. La rivelazione circola da tre giorni e ha contribuito a ispirare l’allarme pubblico di papa Francesco sui rischi di conflitto atomico. La prima versione, uscita su The Huffington Post e citata su Repubblica, non è stata smentita dal Pentagono che si è limitato a definirla «non ancora decisionale». Ora una dettagliata anticipazione del Wall Street Journal spiega che si tratta della “Nuclear Posture Review”, elaborata dal Dipartimento della Difesa e già sulla scrivania di Donald Trump. Il presidente aveva chiesto un anno fa questo riesame strategico sull’adeguatezza dell’arsenale nucleare, auspicandone il rafforzamento. I generali gli spiegano perché e come ritengono di doverlo assecondare.
Le nuove armi nucleari “leggere” verrebbero fabbricate in due versioni. Una potrebbe essere allestita sui missili Trident in dotazione ai sottomarini atomici. L’altra potrebbe diventare la testata di missili Cruise in dotazione alla U. S. Navy. Il fatto che il nuovo arsenale sia destinato alla marina conferma l’ipotesi di poterlo usare in scenari di guerre lontane, non per la difesa immediata del territorio degli Stati Uniti. La natura delle nuove armi nucleari viene definita “low- yield”, cioè a basso rendimento, solo perché il confronto viene fatto con le altre testate atomiche ( circa quattromila) dell’arsenale americano: che vanno da 100 a 455 kiloton contro i 15 kiloton di Hiroshima.
Sempre di atomiche si tratterebbe, quindi armi con una capacità di distruzione enorme rispetto agli esplosivi convenzionali. La bomba atomica “tascabile” offrirebbe però il vantaggio di poterne giustificare l’uso tattico, per un attacco preventivo, senza che questo debba sfociare nella terza guerra mondiale. Più politica che militare, la logica è quella di ridurre le resistenze che dopo Hiroshima e Nagasaki hanno sempre prevenuto il conflitto nucleare, anche nei momenti più tesi della guerra fredda. L’equilibrio del terrore fra le due superpotenze Usa- Urss tratteneva entrambe sull’orlo del precipizio, per timore dell’annientamento reciproco. L’ipotesi di una mini-atomica “tattica” però non è nuova. Fu anticipata dai sovietici negli “euromissili”, che prefiguravano negli anni Settanta la possibilità di un conflitto atomico limitato all’Europa, quindi con il possibile sganciamento degli Stati Uniti dalla difesa degli altri paesi Nato. Prima ancora, un uso limitato di bombardamenti nucleari fu ventilato dal generale Douglas MacArthur contro la Cina di Mao durante la guerra di Corea (1950-53). Ma il presidente Truman cacciò MacArthur.
Ora è nuovamente a Mosca e Pechino che bisogna cercare la giustificazione della svolta americana. Prima ancora di guardare alla minaccia della Corea del Nord, il documento del Pentagono lancia un allarme sul riarmo nucleare delle altre due superpotenze. Russia e Cina, sostiene il documento consegnato a Trump, da anni si muovono nella direzione opposta a quella della de- nuclearizzazione. Vladimir Putin ha voluto sviluppare una nuova generazione di missili di crociera terra- aria di portata intermedia che sarebbero la riedizione degli euro-missili: un arsenale studiato per lo scenario di un conflitto nucleare “limitato”. Sempre secondo il documento del Pentagono, questi missili di nuova generazione violerebbero il trattato firmato nel 1987 da Ronald Reagan e Michail Gorbaciov. A differenza dalle nuove armi russe, le testate nucleari “a bassa intensità” che vengono proposte dal Pentagono non violerebbero i trattati esistenti proprio perché installate su navi e sottomarini. La fabbricazione di questi nuovi ordigni, se Trump darà via libera, richiederebbe due anni. La decisione del presidente è prevista entro fine gennaio.
L’annuncio della svolta avviene sullo sfondo di una crisi aperta con la Corea del Nord. Si ripropone “l’ipotesi MacArthur”? È stato più volte confermato che il Pentagono compie simulazioni su possibili attacchi militari contro Pyongyang, per colpirne gli arsenali nucleari a scopo preventivo, visto che ormai i missili nordcoreani sono in grado di raggiungere gli Stati Uniti.