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 2018  gennaio 17 Mercoledì calendario

L’ex giudice Melita Cavallo: «Tolleranza zero per gli under 14 Stop ai modelli negativi della tv»

«Tolleranza zero anche nei confronti di chi ha meno di 14 anni, come previsto dalla legge, e stop ai modelli negativi esaltati dalle fiction stile Gomorra». Per le baby gang di Napoli, la ricetta di Melita Cavallo, ex presidente del Tribunale per i minorenni di Roma ed ex capo dipartimento della giustizia minorile al ministero della Giustizia, si articola sostanzialmente «su due piani».

Quali?
«A breve e lungo termine. Per il primo, occorre una risposta immediata delle istituzioni anche per gli under 14. Chi commette atti delittuosi come quelli che si sono verificati a Napoli non può tornarsene a casa dai propri genitori solo perché ha meno di 14 anni. In base all’articolo 25 del Regio decreto del 1934, ancora in vigore, si deve intervenire su tutti i minorenni che hanno una condotta irregolare. Essi vanno dunque accompagnati in una comunità distante dal loro habitat familiare, affinché possano prendere coscienza dei gravi fatti commessi ed essere recuperati al rispetto della legge. È evidente che una nuova consapevolezza può maturare solo lontano dai genitori che non sono stati in grado di educarli e di seguirli adeguatamente nel percorso di crescita».
Quanto è pericoloso il branco?
«Moltissimo, perché rafforza non solo la volontà positiva ma anche quella negativa. Il branco esalta la violenza che in questo periodo spopola in tv e al cinema con Gomorra. Io ho letto e apprezzato i libri di Saviano, ma sullo schermo prevalgono modelli, idoli, decisamente negativi che inneggiano alla violenza. E guarda caso proprio in questo periodo proliferano gli episodi di aggressione di giovanissimi a danno di altri ragazzi. L’aspetto culturale non è affatto secondario, anzi. A lungo termine è proprio su questo fronte che occorre operare».
Quali strategie intravede?
«Io sono napoletana e amo molto Napoli, ma è evidente la sua carenza sul piano organizzativo e strutturale per gestire la rabbia di queste bande. Occorre aprire strutture in cui i ragazzi possano impegnarsi nello sport, nella musica, nel teatro. Mi rendo conto che ciò comporta costi e tempi, ma bisogna cominciare ad agire. Anche a iniziare dalle scuole aperte al pomeriggio con insegnanti capaci di far convogliare la rabbia di questi ragazzini in qualcosa di positivo. Soprattutto perché le famiglie dimostrano di non essere in grado di farlo, ma anzi si rivelano assenti e inadeguate».
Che cosa muove le baby gang di Napoli? Odio? Desiderio di riscatto sociale?
«Un bambino minimamente intelligente capisce che il riscatto sociale passa attraverso l’impegno a scuola e non certo la violenza. L’odio, invece, è una molla pericolosa: i servizi sociali del territorio devono monitorare le famiglie a rischio e fornire il sostegno necessario».