il Giornale, 16 gennaio 2018
La chiesa degli animali
Un cane è seduto tra i banchi di una chiesa durante la messa. La scena può creare indignazione, imbarazzo e persino scandalo. Eppure quante barriere sono cadute in questi anni a proposito degli animali. Un tempo sarebbe stato impensabile vederli al bar, sulla metropolitana, in un ristorante. Non è stato facile eliminare pregiudizi lunghi secoli. «Lui qui non può entrare» era il cartello con l’immagine che molti negozi esponevano. Adesso quei divieti in alcune regioni sembrano reperti archeologici. Ma è lecito aprire le porte della chiesa agli animali? Nessuna regola scritta lo vieta eppure pochi infrangono il tabù.
IL RISPETTO
Nel Duomo di Milano i cani possono accedere solo in tre casi: quando accompagnano i ciechi, i cani medico, i cani che bonificano l’ambiente da pacchi e presenze sospette prima dei grandi eventi, scongiurando pericoli di esplosione o di altri gravi incidenti, mortali per l’uomo. «Il no agli animali in chiesa non è assoluto – spiega monsignor Gianantonio Borgonovo, parroco della Cattedrale milanese -. Tuttavia la Bibbia, coinvolgendo gli animali nelle vicende dell’uomo, dice che nessun animale può essere un alleato all’altezza dell’uomo. Il divieto quindi è relativo e dipende da un fatto: non possiamo essere certi a priori sull’educazione dell’animale, ovvero non possiamo essere sicuri che rispetti il luogo in cui si trova».
Secondo lo psichiatra Alessandro Meluzzi, basta dare uno sguardo alla tradizione, dai riti orientali a feste come quella di Sant’Antonio Abate o ai presepi viventi per capire che il problema è già superato. «Molte volte mi è capitato di vedere in chiesa signore con il loro cagnolino al guinzaglio – dice. Non ci trovo nulla di strano, visto lo stretto contatto che oggi le persone hanno con il loro animale. È anche normale che un quattrozampe assista alle funzioni, purché non abbai o non faccia i suoi bisogni. In studio da me le persone entrano con il loro pet, altrimenti che animali da compagnia sarebbero? Oggi si è abbattuto persino il tabù degli ospedali, dove possono entrare, non vedo alcun motivo per cui in chiesa no».
LA LEGISLAZIONE
Dopo tanti secoli in cui le parole della Genesi sono state interpretate in senso restrittivo (ovvero che l’animale è al servizio dell’uomo, il quale può disporre della sua vita a piacimento, considerando un cane, un cavallo, un criceto come cose inanimate, prive del soffio dell’anima, della sensibilità della pelle, della sensitività del carattere), da qualche decennio l’amore per queste creature sta creando un nuovo sentimento, come si è recentemente visto in Spagna in cui gli animali sono stati riconosciuti come esseri senzienti.
Nella stessa direzione della Spagna vanno altri paesi europei come Germania, Francia, Austria, Portogallo, Svizzera. In prima fila in Italia c’è il Movimento animalista di Michela Vittoria Brambilla. «Siamo convinti che sia finalmente arrivato il momento di accogliere, tra i beni e i valori tutelati dai principi fondamentali della nostra Costituzione, l’ambiente, gli ecosistemi e gli animali in quanto essere senzienti, capaci cioè di provare piacere e dolore e come tali degni non solo di rispetto ma anche di una diversa considerazione giuridica». Gli articoli che dovrebbero inserire gli animali in quanto «individui» in grado di comprendere sentimenti e ragioni sono il 9 e il 17 della Costituzione.
LA RELIGIOSITÀ
In attesa di una legislazione, anche il Vaticano lascia ai singoli parroci la facoltà di decidere autonomamente. Così alcune chiese espongono il cartello di divieto mentre altre lasciano la decisione ai fedeli. Che, per ora, nella maggior parte dei casi, non li portano con sè. «A Roma c’è una chiesa in largo dei Fiorentini dove entrano senza problemi perchè il sacerdote non lo vieta» dice Pasqualino Santori, presidente del comitato bioetico per la veterinaria.
Ma è una scelta giusta? «Senza dubbio è un dibattito che apre molte prospettive, sia per l’uomo che per l’animale, ma non so arrivare a una conclusione» risponde. «Intanto non possiamo escludere a priori che anche nell’animale esista una religiosità. Non abbiamo mai indagato su quale genere essa sia, quanto possa assomigliare o quanto invece possa essere distante da quella dell’uomo». Ma un cane può rendersi conto di essere in chiesa? «Sicuramente – aggiunge Santori – percepisce di essere in un luogo molto grande e aperto, dove il comportamento dell’uomo assume una connotazione molto particolare. Noi diamo sempre per scontato il fatto di conoscere gli interessi degli animali, ma non è così. Il tema di un animale in chiesa apre una prospettiva nuova nel rapporto fra noi e loro, perché implica una possibile dimensione sacra dell’animale della quale noi non conosciamo nulla. L’argomento va affrontato secondo varie angolature che sono complesse e piene di incognite».
IL MANUALE
Diego Manca fa il veterinario a Omegna in provincia di Verbania. Ha scritto un «Manuale (semiserio) sull’educazione del cane», Imprimatur Editore. «Una mia cliente entra regolarmente in chiesa con la sua Grey, cagnoline gentile e molto educata – dice -. Mi ha raccontato che una volta è andata persino a fare la comunione con lei e nessuno si e scandalizzato. Io credo che, visto che nessuna legge della Chiesa lo vieta, sia una questione di buon senso, ovvero di conoscenza del proprio animale, del suo carattere, del suo modo di comportarsi in pubblico. Noi conosciamo il galateo del nostro quattrozampe e sappiamo se è adatto ad entrare in un luogo di culto senza infastidire nessuno o danneggiare qualcosa. A Napoli c’è una chiesa che permette agli animali di partecipare anche alla messa».
Ma il parroco del Duomo chiude con un grano di prudenza: «La Chiesa ha molto rispetto per gli animali – dice ancora monsignor Borgonovo – ma non possiamo pretendere dagli animali ciò che non possono dare. La loro educazione non può essere perfetta (almeno per ora...)».