il Giornale, 16 gennaio 2018
La scala mobile: nasceva negli Usa il 16 gennaio 1893. Il re saudita ne ha voluta una. D’oro
Capiamo quanto sono utili solo quando sono rotte: le scale mobili fanno talmente parte del nostro paesaggio urbano, dalle stazioni ai grandi magazzini, che non ci chiediamo più da quanto tempo esistono. Eppure una data c’è. Esattamente 125 anni fa, il 16 gennaio 1893 all’Old Iron Pier di Coney Island, New York, veniva installata la prima di una lunga serie. Anzi, lunghissima: se si unissero tutte le scale mobili installate da Thyssenkrupp, tra i maggiori produttori mondiali, si potrebbe venire trasportati, senza muovere un solo passo, per oltre mille chilometri. Arrivando facilmente da Milano a Bari, o da Roma e Basilea.
Ma torniamo alla nostra prima scala, quella del molo di Coney Island. Ideata dall’ingegnere americano Jesse Wilford Reno, che più che una scala brevettò il primo «ascensore inclinato» (di 25 gradi, per la precisione), non era certo ideale per guadagnare tempo. Viaggiava infatti alla velocità, assai modesta, di 2,1 metri al minuto, ma già trasportava 5.350 persone al giorno. Oggi nel mondo si contano circa 800mila scale mobili che muovono circa 3 miliardi e mezzo di persone al giorno. Negli Usa le 35mila unità installate sono usate ogni anno per oltre 100 miliardi di viaggi, mentre in Italia sono circa 300 milioni i passeggeri trasportati ogni giorno da oltre 10mila scale mobili.
Thyssenkrupp ne ha realizzate ovunque, dal Vietnam al Portogallo alla Cina, e in tutte le versioni, sospese, luminose, all’aperto, in giardini o edifici storici. Dalla più corta, di 890 centimetri e cinque gradini installata presso la stazione di Kawasaki, in Giappone. Alle più lunghe, come quella che permette ai viaggiatori di salire un dislivello di 70 metri per una lunghezza di 138 metri nella metropolitana di Mosca: viaggia alla velocità di 0,6 metri al secondo trasportando fino a 5.400 passeggeri ogni ora. Tra l’altro la metropolitana della capitale russa ha solo da poco dismesso una sua particolarità: le «guardiane della scala mobile», una vera istituzione. In genere erano pensionate che, da un gabbiotto, controllavano lo scorrere dei pendolari pronte ad ammonire eventuali indiscipline.
L’Oscar della scala mobile più bizzarra però può essere attribuito a quella d’oro prodotta per il Re Saudita Salman bin Abdulaziz al Saud. È utilizzata per scendere dall’aereo reale: noblesse oblige.
Un grande mito da sfatare è quello che sia utile la regola, poco praticata qui in Italia ma imprescindibile ad esempio nella metropolitana di Londra, che intima a chi non cammina di tenere la destra. «Lasciare libera la corsia di sinistra non permette un risparmio di tempo per i pendolari spiega Luigi Maggioni, amministratore delegato di Thyssenkrupp Elevator Italia -. Così facendo la capacità di trasporto diminuisce perché ci vuole più tempo per consentire alle persone di salire sulla scala mobile. Studi dimostrano che la capacità di trasporto delle scale mobili aumenta del 30 per cento quando nessuno cammina».
Insomma, quella degli «escalators» è una soluzione evergreen che, un po’ come le grandi invenzioni, tipo la bicicletta, non accenna a tramontare, anche se naturalmente viene aggiornata con le ultime tecnologie. In Europa ogni anno vengono installati 5.500 nuovi impianti. Ed è un’industria destinata a crescere, in conseguenza dello sviluppo «verticale» che stanno vivendo le città, con la costruzioni di grattacieli sempre più alti. Aspettiamoci dunque, sempre più, design avveniristici e lunghezze che si perdono nel cielo. Ma percorribili senza alcuna fatica.