Il Messaggero, 16 gennaio 2018
Grecia, ultimo giro di vite per dire addio alla troika
ATENE Il Parlamento greco ha votato l’ultimo provvedimento richiesto dai creditori internazionali, che contiene misure per la messa all’asta delle case pignorate, la rimodulazione del sostegno economico alle famiglie in difficoltà e modifiche sulla rappresentanza in materia di scioperi. Per l’aiuto alle famiglie con figli e a basso reddito, aumenteranno i sussidi per 700 mila nuclei familiari con uno o due figli. Il sostegno statale tuttavia, verrà tagliato a circa 15 mila famiglie con un reddito superiore a 33 mila euro l’anno. Mentre sono previste riduzioni anche per 54 mila famiglie che superano i 13.500 euro.
La vendita all’asta delle case pignorate ai cittadini che hanno contratto debiti con le banche, dal 21 febbraio potrà essere fatta solo su piattaforma elettronica e per tre volte a settimana. La prima casa sarà esclusa da questo provvedimento, anche se solo in determinate circostanze: a un single, ad esempio, sotto i 70 mq. non potrà essere pignorata la casa. La nuova legge prevede, inoltre, il cambiamento delle regole per poter indire uno sciopero. D’ora in poi, infatti, alle assemblee dovrà essere presente almeno il 50% degli iscritti e in regola con il versamento delle quote. Una misura, secondo molti osservatori, di difficile attuazione per evidenti motivi pratici.
LE MOBILITAZIONI
Nella giornata di ieri sono state indette mobilitazioni e proteste dall’Adedi, il sindacato dei pubblici dipendenti, e dal Gsee, quello dei lavoratori del settore privato. In serata, un gruppo di anarchici ha cercato di arrivare fino all’entrata del Parlamento, nella centralissima piazza Syndagma, scontrandosi con la polizia. Il leader greco Alexis Tsipras, prendendo la parola in Parlamento poco prima della votazione finale, ha sottolineato che «ieri si è chiuso un cerchio lungo e complicato», ed ha aggiunto che queste sono le ultime misure richieste dai creditori e «ora il Paese si trova a un passo dalla fine dei Memorandum», e dunque dalla supervisione della troika. Tra una settimana i creditori dovrebbero certificare per l’ultima volta che il Paese ha realizzato appieno le riforme richieste, sbloccando un’ulteriore tranche di aiuti che, secondo indiscrezioni, potrebbe essere di 6,7 miliardi di euro. In seguito, secondo indiscrezioni da ambienti governativi, il leader di Syriza proceda ad un rimpasto di governo e che a stretto giro la Grecia possa emettere nuovi titoli di Stato. Perché l’obiettivo è quello di tornare a far camminare il paese sulle proprie gambe, finanziandosi autonomamente sui mercati. Questo a partire da agosto prossimo, quando il terzo memorandum si concluderà, secondo quanto previsto dagli accordi sottoscritti a luglio del 2015. Inoltre, la Grecia spera di poter essere inserita nel Qe, per rendere più solide le prospettive di stabilità e crescita del Paese.
Le opposizioni, tuttavia, non hanno votato le misure di ieri e il leader del centrodestra Kyriakos Mitsotakis ha accusato il governo di «ipotecare il futuro del Paese dicendo una cosa la mattina e una diversa la sera». L’esecutivo di Atene ha però voluto replicare che il paese ha un ritmo di sviluppo vicino al 2% e che la disoccupazione, pur rimanendo ancora molto elevata (vicina al 20%), negli ultimi due anni e mezzo si è ridotta di 7 punti percentuali.
LE INCOGNITE
La scommessa di Tsipras, in questa fase, è quella di mantenere lo spread ai livelli più bassi degli ultimi 7 anni, potendosi garantire una certa libertà di manovra. Riuscire cioè, a partire dall’estate prossima, a realizzare una serie di misure a carattere sociale contenute nel programma elettorale del 2015. Bisognerà vedere, tuttavia, se alla Grecia verrà imposta, anche dopo la fine dei memorandum, una specie di supervisione e cosa prevederà. La scadenza della legislatura è prevista nel settembre 2019 e si dovrà capire, fino ad allora, se i nuovi equilibri europei consentiranno di allentare realmente l’austerità e i tagli e quali saranno i rapporti di forza tra i due principali partiti greci che nei sondaggi registrano un vantaggio a favore del centrodestra, con una forchetta compresa tra i 4 e i 10 punti percentuali.