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 2018  gennaio 16 Martedì calendario

Milva, una vita in carriera. Lo sa anche Sanremo

Sarebbe un bel riconoscimento alla sua storia, una memoria, un tributo d’amore che credo mia madre meriti. E in più sarebbe una cosa fantastica per lei».
Ha ragione Martina Corgnati, critica e studiosa d’arte che, certo, parla con l’amore solidale e complice di figlia, ma dice la verità: Milva merita il premio alla carriera del festival di Sanremo. La proposta l’ha lanciata giorni fa Cristiano Malgioglio al direttore artistico e conduttore del festival, Claudio Baglioni, rilanciata subito dalla tv, La vita in diretta, Domenica in, dalle radio e dal web dove velocemente l’appello ha raccolto migliaia di entusiastiche adesioni.
Si attende, ora, il sì di Baglioni.
Milva oggi ha 78 anni, dal 2010 si è ritirata volontariamente dalle scene con un gesto di un certo coraggio, dopo 52 anni di esibizioni e successi. Il premio potrebbe essere l’occasione molto bella per ricordare ciò che ha fatto questa donna di charme e di personalità, in una carriera straordinaria, avventurosa per l’audacia con cui ha attraversato percorsi diversi del paesaggio musicale e teatrale, da quello popolare e commerciale a quello più impervio della musica colta e del teatro. Perché Milva ha concorso 15 volte a Sanremo, l’ultima con una bellissima canzone, The show must go on nel 2007, ma ha anche cantato Brecht con Strehler al Piccolo Teatro dove è stata la mitica Jenny dei Pirati nell’Opera da tre soldi del ’73, ha cantato La filanda e Alexander Platz, Milord e i Canti della Libertà, e poi Berio, Morricone, Battiato, Theodorakis... La sua voce è stata una delle più famose e diffuse all’estero: 33 dischi solo in Germania, e poi in Francia, Giappone, Grecia, Spagna, Corea del Sud, Sudamerica.
È salita sul palco dell’Ariston con lo stesso piacere con cui si è esibita al Théâtre du Châtelet, nelle balere popolari dell’Emilia e alle Bouffes du Nord di Peter Brook oltre che al Piccolo e alla Scala. E si potrebbe andare avanti così, lungo un elenco sterminato, tanto che pensare di dare un premio “musicale” a tutto questo (chissà, forse a causa delle sue condizioni di salute non potrebbe nemmeno ritirarlo di persona, «ma non lo escludo», dice Martina, «al limite potrebbe anche fare un video collegamento da casa») suscita commozione per il riconoscimento alla generosità dell’artista, orgoglio perché Sanremo sancirebbe che la “musica italiana” è anche tutto questo, e disagio all’idea di quale dispettosa ragione abbia steso in questi anni un velo di oblio su un’artista così. Fosse nata in America, ha detto qualcuno, Milva avrebbe la targa all’ingresso della Carnegie Hall. Ma noi non siamo mai stati bravi a valorizzare ciò che è nostro.