la Repubblica, 16 gennaio 2018
I dolori del principe Waleed: dai jet privati al carcere duro
Le porte del Ritz Carlton di Riad riapriranno ufficialmente il 14 febbraio. E l’hotel più caro della capitale saudita, quello più sontuoso, con i sanitari ricoperti d’oro, le piscine private e le fontane in marmo di Carrara in giardino avrà un altro vanto di cui ammantarsi: l’essere stato per due mesi la prigione più lussuosa del mondo, il luogo dove una dozzina di principi e altrettanti fra ministri e amministratori delegati sono stati detenuti con l’accusa di aver sottratto milioni di dollari alle casse dello Stato saudita.
La riapertura del Ritz Carlton coincide con il trasferimento di tutti i detenuti rimasti nelle mani dello Stato presso la prigione di massima sicurezza di Al Ha’ir, nei dintorni di Riad. Il trasferimento, hanno confermato fonti di Riad all’agenzia Reuters, è avvenuto nei giorni scorsi. Fra gli uomini che sono stati spostati c’è anche colui che fino al 4 di novembre era uno dei volti dell’Arabia Saudita all’estero, il principe Waleed Bin Talal, il principale finanziere del mondo arabo e, con una fortuna stimata in 18 miliardi di dollari, uno degli uomini più ricchi del mondo, investitore chiave in realtà come Twitter, Citygroup e la catena di hotel Four Seasons.
Sulla sorte di Bin Talal da settimane si inseguono voci. Le ultime confermano quanto anticipato dal Wall Street Journal a dicembre: le trattative fra il miliardario e gli emissari del cugino e principe ereditario Mohammed Bin Salman, la mente dietro la retata anti- corruzione, si sono arenate sulla cifra da pagare per ottenere la libertà.
Se un altro cugino, il principe Miteb Bin Abdallah, ha pagato un miliardo di dollari per lasciare il Ritz Carlton, Bin Talal ha finora rifiutato di riconoscersi colpevole e trasferire al governo sei miliardi di dollari, come richiesto. L’amministratore delegato della Kingdom Holding sarebbe pronto a fare una “donazione” (anche miliardaria) allo Stato, ma non ad umiliarsi ammettendo la correttezza delle accuse e soprattutto non a cedere, come richiesto, il controllo del suo gruppo. A questo avrebbe preferito il carcere e ( secondo voci non confermate) maltrattamenti da parte dei suoi carcerieri. Chi ha scelto una soluzione diversa è Bakr Bin Laden, fratello maggiore del fondatore di Al Qaeda Osama e amministratore delegato del Bin Laden Group, il principale gruppo edile del Paese. Bakr ha ceduto al governo saudita il controllo della sua società pur di lasciare la prigione dorata del Ritz Carlton. In tutto il governo saudita spera di ottenere 100 miliardi di dollari dagli uomini arrestati nella retata di novembre.