La Stampa, 16 gennaio 2018
Il razzismo è una gaffe
Ieri il candidato leghista alla presidenza della Lombardia, Attilio Fontana, ha detto due cose. Prima, che la «razza bianca» va difesa dall’immigrazione. Seconda, che la prima frase era dovuta a un lapsus. Ecco, forse la frase sul lapsus è più interessante di quella sulla razza, visto che il razzismo è ampiamente tornato nel nostro discorso quotidiano, anche se facciamo finta di non accorgercene (giorni fa un signore mi ha scritto su Facebook: «Io uomo bianco cristiano occidentale! Sono un mostro se non voglio avere contatti con gente di colore? Se non inviterei mai a cena una donna di colore?». Naturalmente stava sostenendo di non essere razzista). Soprattutto, ora il Pd si scandalizza ma è immemore di quando, sei mesi fa, una di loro, Patrizia Prestipino, mise giù qualche idea «per continuare la nostra razza». Lei non parlò di lapsus, parlò di errore. Allora come oggi forse a qualcuno sarà tornato in mente un libretto d’inizio millennio del filosofo Flavio Baroncelli, «Il razzismo è una gaffe – Eccessi e virtù del politicamente corretto». Baroncelli non c’è più, ma si può azzardare una sintesi sbrigativa affidandosi a Nanni Moretti: «Chi parla male pensa male e vive male». E siccome si parla sempre peggio, si pensa sempre peggio, nella giustificazione del politicamente scorretto, che prima aveva sostenitori fra i nemici dell’eufemismo ipocrita e adesso ne ha fra gli amici dell’idiozia. E sotto c’è una platea ampia e degna, ubbidiente alla sentenza di Baroncelli: «I neri sono neri perché i razzisti sono razzisti».