Avvenire, 16 gennaio 2018
Baby gang, assalti in aumento nelle metropoli
Undici gravi aggressioni fra novembre e gennaio, in media una ogni 5 giorni. Per Napo-li, pestaggi e ferimenti di minorenni ad opera di brutalibaby gang, composte da altri giovanissimi, sono diventati motivo di preoccupazione, tanto da richiedere la presenza oggi in città del ministro dell’Interno Marco Minniti.
Casi in tutta Italia. Ma non c’è solo Napoli. In diverse città, i casi di aggressione di minori da parte di altri ragazzi paiono più frequenti. Per tutta la giornata di ieri, Avvenire ha fatto richiesta al Viminale dei dati per il 2017 e per il 2016: «Li stiamo elaborando», è stata la risposta. In attesa delle conferme istituzionali, i tanti campanelli d’allarme locali fanno ipotizzare un aumento a livello nazionale di reati di questo genere. A Torino, Polizia e Carabinieri hanno aperto indagini su almeno due bande di giovanissimi responsabili di recenti rapine in danno di altri ragazzi. A Roma, il 19 novembre, una ventina di minorenni ha fatto vivere un pomeriggio di terrore ai ragazzi che affollavano la terrazza del Pincio, finché i carabinieri sono riusciti ad arrestarne 6 (4 minorenni, un 18enne e un 19enne, tutti di origini marocchine), con le accuse di «rapina in concorso, tentata violenza sessuale, tentata estorsione e porto di oggetti atti a offendere». A Milano, sempre a novembre, altri 7 sono stati indagati dalla polizia per aver compiuto, fra maggio e ottobre, almeno 19 rapine a coetanei, per «comprarsi abiti firmati». Un 18enne è finito in carcere, altri due in comunità di recupero.
Il branco che accerchia. Dai verbali di vittime e testimoni, emergono modalità ricorrenti. Uno sciame di 10-12 ragazzi, con uno o due capetti, accerchia qualche coetanei. Dagli sguardi torvi si passa a insulti e spintoni, quindi alle botte e alle coltellate. Alcune gang sono ’specializzate’ in rapine (orologi, denaro, smartphone di ultima generazione), altre molestano le ragazze o prendono a pugni qualche malcapitato.
L’appello del magistrato. A Napoli, il fenomeno si innesta in un tessuto sociale già dilaniato da camorra, spaccio e altri reati. E al centro delle scorrerie non ci sono solo le zone borghesi del Vomero e Chiaia, ma periferie come Chiaiano o Pomigliano d’Arco. «Aiutateci!! Perché da soli non ce la facciamo. Napoli così si spegne», scrive in una drammatica lettera aperta Antonio Ardituro, consigliere del Csm e già pm anticamorra. In altre città, quando accadono cose simili, «lo Stato interviene. Qui no», lamenta il magistrato. «Si passa dai 200 morti l’anno per le guerre di camorra alle faide che bruciano interi quartieri; dagli scempi ecologici alle paranze dei bambini». Ora, ci sono «le baby gang, con ragazzini assaliti, accoltellati, riempiti di botte da altri ragazzini che non sanno spiegare perché». Per il magistrato, la repressione non basta: «Abbiamo bisogno di tutto: scuole aperte di pomeriggio, parrocchie accoglienti, corsi di educazione civica per gli adulti, strutture sportive». Accanto al rigore e alla «sicurezza urbana», serve a quei ragazzi «qualche speranza di sviluppo economico e di lavoro». Perciò, conclude Ardituro, «da soli non ce la facciamo. Napoli diventi un’emergenza nazionale. Aiutateci. Per favore». Un appello accorato, e non il solo, di cui il ministro Minniti e il governo non possono non tener conto.