Il Sole 24 Ore, 16 gennaio 2018
Puigdemont presidente riaccende la sfida catalana
Carles Puigdemont vuole governare la Catalogna da Skype e sta cercando una via legale per essere eletto presidente della regione anche dall’autoesilio di Bruxelles. Alla vigilia della prima seduta del Parlamento catalano tuttavia, Mariano Rajoy ha avvisato gli indipendentisti: «È assurdo che qualcuno voglia diventare presidente del governo catalano da fuggitivo a Bruxelles: è questione di buon senso», ha detto il premier spagnolo, parlando ieri alla direzione nazionale del Partito popolare a Madrid. «Se il signor Puigdemont vuole essere nominato presidente della Catalogna, allora – ha aggiunto Rajoy – dovrà essere presente fisicamente in Parlamento a Barcellona. Se no, non potrà essere eletto e di conseguenza l’articolo 155 resterà in vigore. E questo non perché lo dico io, lo ha stabilito il Senato spagnolo votando perché l’articolo 155 rimanga in vigore fino al giuramento del nuovo presidente».
A poco meno di un mese dalle elezioni del 21 dicembre lo scontro tra Madrid e Barcellona non trova soluzione. Con il referendum del primo ottobre gli indipendentisti avevano sfidato le leggi e le sentenza spagnole, la successiva dichiarazione unilaterale di indipendenza, approvata dal Parlamento catalano a fine ottobre, aveva scatenato la reazione del governo nazionale. Rajoy facendo ricorso, per la prima volta nella storia spagnola, all’articolo 155 della Costituzione aveva commissariato la regione prendendone direttamente il governo, sciogliendo poi il Parlamento di Barcellona per convocare il voto anticipato.
Puigdemont, il presidente ormai deposto della Generalitat, si è rifugiato in Belgio inseguito dall’accusa di ribellione: e se il mandato d’arresto internazionale è stato ritirato, è certo che il leader dei nazionalisti conservatori di Junts per Catalunya verrebbe subito arrestato al suo rientro in patria. Il capo della Sinistra repubblicana, Oriol Junqueras, ha invece accettato il carcere e lì è rinchiuso da quasi due mesi: al contrario di altri componenti dell’ex giunta, non ha infatti mai rinnegato la dichiarazione di indipendenza.
Nel voto, prima di Natale, nonostante le difficoltà di una campagna elettorale condotta da Bruxelles e dalla prigione, e nonostante le divisioni interne, i partiti nazionalisti hanno conquistato di nuovo la maggioranza nel Parlamento catalano con 70 seggi sui 135 totali. A nulla è servito il risultato eclatante di Ciudadanos diventato primo partito nella regione (anche a scapito dei Popolari di Rajoy, quasi scomparsi). Il fronte indipendentista sembra essersi ricompattato ma non mostra una strategia precisa su come arrivare a una Catalogna indipendente e sovrana. «Puigdemont sta portando avanti una sua personale agenda. E questo – dice Ignacio Molina, analista del think tank Elcano – rende difficile fare qualsiasi previsione su cosa accadrà da qui in avanti. Molto dipenderà dalla capacità di Puigdemont di imporre il suo volere agli alleati».
Domani nella sua prima seduta, il Parlamento nominerà la commissione che gestisce le attività dell’Assemblea giorno per giorno: la maggioranza indipendentista è intenzionata a mettere in calendario l’elezione di Puigdemont alla presidenza. Utilizzando un collegamento in video da Bruxelles, alimentando i dubbi dei giuristi. «Anche se non c’è un riferimento esplicito, la presenza fisica del candidato alla presidenza è implicita se si guarda a come funziona un sistema parlamentare», spiega Argelia Queralt, professoressa di Diritto costituzionale all’Università di Barcellona. «Un presidente – aggiunge – non può svolgere i suoi compiti di governo attraverso Skype o sottoporre la sua azione al controllo del Parlamento se non è presente di persona».
Puigdemont non demorde, anche se in molti gli hanno chiesto un passo indietro. Così come non cede Madrid. «Non ci sono margini per deleghe o per altri trucchetti. Se il signor Puigdemont non sarà in Parlamento – ha spiegato Rajoy – non potrà essere eletto presidente: siamo pronti a fare ricorso immediatamente. E intanto l’articolo 155 resterà in vigore».