Il Messaggero, 15 gennaio 2018
«Per i Mondiali 2018 sogno Totti in video». Intervista a Giancarlo Scheri
All’ora del tramonto la torre dei ripetitori Mediaset si vede per chilometri lungo la tangenziale est di Milano. A Cologno Monzese, alle porte della città, corso Europa è un’infilata di studi e uffici del Biscione. Superate le sbarre all’ingresso e le guardie giurate, si entra nel mondo creato da Silvio Berlusconi, ora territorio del figlio Pier Silvio, a Mediaset. Un mondo di palazzi silenziosi, manager in giacca e cravatta, sedie in pelle, uffici dirigenziali grigi e marroni, schermi tv alle pareti. Il potere della più importante tv commerciale italiana, che ha inventato personaggi e tormentoni e cambiato la cultura italiana, lì si vede e si sente. Nessuno ne fa sfoggio, però. Non serve. Della vecchia guardia Mediaset fa parte Giancarlo Scheri, romano che vive a Milano, 57 anni da compiere domani, sposato, due figli, direttore di Canale 5 dal gennaio 2013 (prima lo è stato di Rete 4 e delle Fiction Mediaset). È un uomo alto, e infatti ha giocato per 22 anni a pallavolo (anche in serie A con la Roma), ed è anche bello, e infatti da giovane ha fatto il fotomodello per pagarsi gli studi (lettere a La Sapienza di Roma più un corso alla Scuola di Drammaturgia di Eduardo de Filippo). È entrato in Mediaset nel 1991 con un concorso, dopo una gavetta come giornalista per Paese Sera e come programmista regista alla Rai.
Scheri, che ricordo ha di quei primi anni in Mediaset?
«Facevo su e giù tra Roma e Milano, e proprio durante un viaggio in treno conobbi mia moglie che studiava a Milano. Seguivo le produzioni dei programmi di Maurizio Costanzo, di Mike Bongiorno e di Pippo Baudo nel periodo in cui rimase a Mediaset. Sono stati dei maestri, ho imparato così tanto. Ma poi mi sono occupato anche di programmi più giovani: Fuego con Alessia Marcuzzi e poi Daniele Bossari, il Festivalbar».
A proposito di programmi giovani: Striscia la notizia ha fatto 30 anni, il Grande Fratello è alla quindicesima edizione, Amici di Maria De Filippi va avanti dal 2001. Diciamocelo: Canale 5 ha programmi anzianotti.
«Se continuano a esserci, è perché piacciono alla gente. I dati che vedo al mattino sulla scrivania sono implacabili: se un prodotto non ti piace più, oggi hai tantissime opportunità di andare altrove. I nostri programmi rispondono ancora ai desiderata della gente. Maria De Filippi ce la invidiano tutti: con le sue trasmissioni fa sempre ascolti incredibili, anche tra i giovanissimi: sabato sera il debutto della nuova edizione di C’è posta per te ha registrato il 29,32%, e il 37% tra i giovani di 15-24 anni. Striscia l’altra sera ha fatto il 23% assoluto di share e il 27% sul commerciale (15-64 anni). Piace ancora perché è cambiato, perché è cresciuto, perché Ricci ha la capacità di parlare alla pancia del Paese. Una decina di anni fa tutti dicevano che con l’avvento del digitale la tv generalista sarebbe morta. Invece noi siamo vivi e vegeti».
Ma un dato è incontestabile: Gerry Scotti e Piero Chiambretti hanno 61 anni, Paolo Bonolis 56, Barbara D’Urso 60, Barbara Palombelli 64, Federica Panicucci 50, Ezio Greggio 63, Enzo Iacchetti 65. I vostri talent più importanti non sono più giovanissimi
«Sono campioni d’ascolti, personaggi rassicuranti, amatissimi dal grande pubblico. E poi, scusi, mi sembra l’esatto contrario: tra le generaliste, siamo noi ad avere la squadra di conduttori più giovani Silvia Toffanin ha 38 anni e con Verissimo vince il sabato pomeriggio con il 23%. E Ilary Blasi, 36 anni, con il Grande Fratello Vip si è portata a casa una media del 25,7% di share con una finale al 31%».
Sky però punta su talent giovani in trasmissioni tipo X Factor.
«Guardando la giuria di quest’anno non si può certo dire che fossero tutti giovani».
In primavera ricomincia il Grande Fratello normale dopo quasi tre anni di pausa. Quale edizione le è rimasta nel cuore?
«La prima non si dimentica mai: era il 2000, Daria Bignardi presentava, vinse Cristina Plevani, e c’era il povero Pietro Taricone. E c’era anche Rocco Casalino, che oggi segue la comunicazione dei Cinque Stelle. Facevamo il 50% come ridere». L’Isola dei Famosi 2018 con Alessia Marcuzzi inizia il 22 gennaio. È la quarta edizione targata Mediaset e l’ha portato lei a Canale 5. Era così importante averlo?
«Avevamo il reality con le persone normali, ci mancava il vip, ed era la cosa giusta da fare. È andata così bene che poi abbiamo fatto anche il GF Vip».
Alcuni giornali e blog hanno pubblicato il cast dei naufraghi, ma da voi nessuna conferma ufficiale
«Confermiamo le cose quando sono certe: oggi posso dire i nomi giusti (vedi box)».
Avete arruolato la pornostar Eva Henger. Puntate all’effetto Rocco Siffredi che trainò la prima edizione targata Mediaset?
«Se intende che è un personaggio forte e autoironico, dico sì. In realtà è slegata ormai da anni dal mondo del porno. È una donna, una madre, è già molto popolare, è un personaggio televisivo, lo abbiamo visto l’anno scorso quando sua figlia era nel reality».
Nell’Isola quest’anno ci sono anche ben tre gieffini: Filippo Nardi, Francesca Cipriani e Jonathan Kashianian. La sensazione è che rimestiate sempre tra le vostre star
«Pensi invece che soddisfazione: abbiamo scoperto persone che piacciono al pubblico e che reggono anche nel tempo».
Avete messo insieme Giucas Casella e Craig Warwick, un illusionista e un sensitivo!
«Non è un bel cast? Ci sarà da divertirsi».
Un nome che le piacerebbe avere a Canale 5?
«Fiorello. Mi piacerebbe tornasse a casa».
È l’uomo più desiderato della tv italiana
«È uno che è nato da noi, come altri ora alla Rai, penso ad Amadeus o a Paola Perego. Anche Claudio Bisio, che ora è a Sky, è nato in Mediaset. E poi sono i nostri i talent i più desiderati: l’anno scorso Maria De Filippi ha fatto il festival di Sanremo, quest’anno ci va la Hunziker. E poi ci sono stati anche Chiambretti, Bonolis, Vianello. Ma va bene così: è una cosa bella, se vengono chiamati perfino a Sanremo vuol dire che i nostri sono i migliori».
Sarà Però poi gli ascolti li fa Rai 1, il canale arcinemico di Canale 5 con cui siete sempre in competizione.
«Come si dice? Sanremo è Sanremo. È un evento quasi nazionale, al di sopra delle parti, e a quel punto ben venga il prestito. Potremmo chiedere qualcuno in cambio».
Ci stupisca.
«Alberto Angela. Amo molto i suoi programmi, l’ultimo Meraviglie è bello. Sa parlare alla gente, mi piace».
Ma Alberto Angela ha scritto Rai sul cuore, è nel suo dna.
«Mai dire mai. La divulgazione popolare la può fare anche la televisione commerciale, e infatti noi avevamo La macchina del tempo. Portare la cultura al popolo, in senso zavattiniano, potrebbe essere una nuova sfida per noi».
E invece avete Pomeriggio Cinque e Domenica live di Barbara D’Urso che spesso vengono criticati perché troppo trash.
«Dissento. Saper fare bene la tv popolare è una qualità rarissima. Basta guardarsi intorno. Barbara è una grande professionista che va in diretta 6 giorni alla settimana vincendo tutti i pomeriggi e tutte le domeniche».
Quest’anno avete i diritti per i Mondiali di calcio. Cosa farete?
«Li metteremo interamente in chiaro, tra Canale 5 e Italia 1. È la prima volta che tutte le partite dei mondiali andranno in diretta e saranno completamente gratuite».
Una frecciata a Sky e Rai?
«Per vedere i mondiali quest’anno non si pagherà né canone né abbonamento. E ovviamente, dopo le partite di prima serata avremo anche programmi di approfondimento per il grande pubblico».
Chi li curerà? Nicola Savino, da poco rientrato in Mediaset? Simona Ventura?
«Per ora è davvero troppo presto per parlarne, ma da romanista ho un sogno nel cassetto».
Ci faccia sognare.
«Francesco Totti. Ha un’enorme ironia e in lui vedo in nuce un grande personaggio televisivo. Magari, con i Mondiali».