Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  gennaio 15 Lunedì calendario

Sbarchi 2017 in calo del 34 per cento. Ma a gennaio c’è un lieve aumento

ROMA Si chiude in positivo il bilancio 2017 del Viminale per gli sbarchi clandestini: dopo sei anni, per la prima volta dal 2011, la curva è scesa con un calo del 34,24 per cento rispetto al 2016. Dati legati certamente agli accordi Italia-Libia, che consentono al governo di Tripoli di bloccare i barconi alle partenze, e alle missioni europee, come quella che vede altri stati dell’Unione (Italia inclusa) affiancare la Francia in Niger, per bloccare il flusso migratorio da sud. Ma nei primi dodici giorni del 2018 si è registrato un aumento del 15 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017. Si tratta, però, di numeri parziali, che non bastano per affermare che la tendenza si sia invertita.
LE CIFRE
Dal primo gennaio al 31 dicembre 2017 sono sbarcati sulle nostre coste 119.369 migranti, contro i 181.436 del 2016. Il calo più evidente, rispetto allo stesso periodo del 2016, è stato negli ultimi sei mesi dell’anno: 35.556 arrivi a fronte dei 111.214 dell’anno prima. È chiaramente l’esito degli accordi stretti tra il ministero dell’Interno di Marco Minniti e il governo di Tripoli da un lato e con il generale Haftar dall’altro. Protocolli, molto discussi, che consentono ai libici di bloccare i migranti in partenza e riportarli nei centri di accoglienza libici, finiti sotto accusa per la violazione dei diritti umanitari. Ma la diminuzione degli sbarchi in Italia ha comportato la creazione di altre rotte. In Spagna, nel 2017 sono stati 22.103 i migranti in arrivo, rispetto agli 8.162 del 2016. 
LA DISTRIBUZIONE
Mentre la relocation negli altri paesi europei procede a rilento, sono 11.464 i richiedenti asilo sbarcati sulle nostre coste e trasferiti in altri paesi Ue negli ultimi due anni. Anche la redistribuzione sul nostro territorio procede a fatica, con l’opposizione di presidenti di regioni e sindaci leghisti. In testa alle classifiche c’è comunque la Lombardia. Perché il calcolo in base al quale il Viminale stabilisce il collocamento degli ospiti stranieri avviene sul numero dei residenti. Al secondo posto, il Lazio e poi Piemonte e Toscana. Il progetto Sprar (che prevede vantaggi per le amministrazioni che aprono le porte) non ha avuto certo un’adesione massiccia. Ma c’è anche chi a Nord ha trovato un accordo con il Viminale, come il dem Giuseppe Sala, che ha reso Milano un esempio virtuoso nel circuito dell’accoglienza.
LA MISSIONE IN NIGER
L’intervento italiano in Niger, del quale discuteranno domani in commissione Difesa i ministri Pinotti e Alfano, passerà mercoledì l’esame dell’aula. Una misura inquadrata nella più ampia operazione euro-africana varata al vertice di Celle Saint Claud dal presidente francese Emmanuel Macron. L’Ue stanzierà 50 milioni, come gli Usa e i cinque Paesi africani coinvolti (Mali, Burkina Faso, Mauritania, Niger e Ciad), 8 la Francia, 100 i sauditi e 30 gli Emirati arabi uniti che sostengono il contrasto ai jihadisti. Saranno 470 i militari italiani che parteciperanno all’intervento finalizzato a supportare le autorità locali nella lotta ai traffici illegali. Il personale impiegato raggiungerà le 120 unità nel primo semestre e le 470 entro la fine dell’anno. Saranno inviati 130 mezzi terrestri e due aerei. Oltre a quella in Niger ci sarà anche una nuova missione in Libia, che accorpa le due già avviate (operazione Ippocrate con un ospedale da campo a Misurata e il supporto alla Guardia costiera libica) e la partecipazione alla missione Nato in Tunisia.