Corriere della Sera, 15 gennaio 2018
«Amici» da rieducare. Intervista a Maria De Filippi
Quello appena trascorso, è stato un sabato intenso per Maria De Filippi. Al pomeriggio, la scelta di sospendere quattro ragazzi dalla scuola di «Amici» e, fatto inedito, obbligare il resto della classe a fare dei lavori socialmente utili.
La sera, il ritorno di «C’è posta per te» e le sue lacrime in studio, commossa come forse non si era vista mai. Infine, il giorno dopo, la sorpresa degli ascolti.
«Dopo la prima puntata di “C’è posta per te”, un po’ di trepidazione la vivo sempre – ammette —. Perché è un programma che ha 18 anni... e ogni volta, ecco, non lo so». Lo hanno seguito 5 milioni 638 mila spettatori, 29,31% di share. Miglior esordio delle ultime 14 edizioni.
Soddisfatta?
«Molto, non era scontato. Anche perché, rispetto alle altre, è una trasmissione impegnativa, si fa tanta fatica. Solo durante la messa in onda di sabato sera sono arrivate 1.200 storie alla redazione, che andranno verificate. Ma è un programma difficile da tutti i punti di vista, anche quando entra in studio chi viene chiamato dai parenti: ogni volta devo cercare di capire chi ho di fronte per spingerli a fare pace».
È sempre questo il suo obiettivo?
«Sempre. Negli anni credo di essere diventata più saggia. Pian piano ho imparato a mettermi nei panni di chi ho di fronte, ho maturato una certa esperienza: ho imparato a entrare anche in dialoghi che mi sembravano strani».
L’altra sera ha pianto...
«Mi ha commossa il dolore dignitoso di quel figlio a cui i genitori chiedevano scusa per averlo trascurato».
Perché, a suo avviso, una trasmissione così non stanca il pubblico?
«Perché è una fotografia dei rapporti e del reale. Ed è cambiata negli anni. All’inizio se raccontavo che due persone si erano conosciute con Facebook la gente pensava: questi sono strani. Ora quasi tutte le storie che descriviamo sono nate così».
E poi c’è «Amici». Come è nata la scelta di punire i ragazzi mandandoli a pulire, di notte, le strade di Roma?
«È stata un’iniziativa pensata. I ragazzi che partecipano al talent lasciano la loro famiglia: stanno la maggior parte del tempo nella scuola, poi ci appoggiamo a un albergo che diventa per noi una succursale del programma. Sono ragazzi che si allontanano dai loro genitori e ne sentiamo la responsabilità. Per questo, era giusto insegnare loro il rispetto della disciplina necessaria per il mestiere che vogliono imparare, regole di vita che segue chiunque si ponga un obiettivo. Quando è successo questo casino abbiamo deciso di dare loro una punizione».
Un «casino» che ha scelto di non descrivere meglio in tv. Perché?
«Perché riguarda ragazzi di 20 anni. E va bene che sono fortunati, che hanno a disposizione lezioni di canto, ballo, assistenza medica, vitto e alloggio e uno stipendietto a fine mese. Ma hanno 20 anni e la televisione resta una grande lente di ingrandimento che può etichettare cose che – se fossero successe in famiglia – sarebbero rimaste in famiglia. Loro si sono rivolti a me per cantare e ballare, non perché racconti quello che è successo, e rispetto questa volontà. Ma con loro, privatamente, sono entrata assolutamente nel dettaglio».
In trasmissione ha detto che se la cosa avesse riguardato suo figlio si sarebbe arrabbiata...
«Ed è vero. Infatti mi hanno sentita. Ma quando l’arrabbiatura decanta, arriva l’esigenza di trovare un sistema educativo, anche perché io credo nella rieducazione. Aiutare a pulire le strade, concentrandosi sulle periferie, può trasmettere loro un impegno civico, civile. Raggi si è detta subito molto disponibile. Tutti possiamo sbagliare, ma quando si va oltre, qualcosa si deve fare. Lavorando di notte capiranno il senso di cosa significa farlo. E anche i ragazzi che lo seguono da casa».
Ha parlato da mamma ad «Amici», ha pianto a «C’è posta per te». È diventata più emotiva?
«Prima avevo più paura di microfono e telecamera ed ero più concentrata su quello. Non penso di aver cambiato carattere o modo di essere. Forse prima si intravedeva solo, ora si vede».
E se pensa al futuro di questi suoi due programmi?
«Con “C’è posta per te” è la gente che ti dice dove andare. Su “Amici” sto facendo delle riflessioni».
Tipo?
«Vorrei riportare il serale sui ragazzi. Io per prima ho fatto altro, concentrandomi sui giudici o sui direttori artistici come Emma o Elisa. C’era un momento comico che con il talent non aveva niente a che fare. Ma il problema è che non mi spostano dal sabato sera che è un incubo. I ragazzi escono, il pubblico è diverso. Durante la settimana sarebbe l’ideale. Vorrei sperimentare ma il sabato è, appunto, un incubo. Per questo non ho ancora deciso niente».