Corriere della Sera, 15 gennaio 2018
Koolhaas e lo zaino che si porta davanti. Esplorazioni d’autore
Prada è Prada anche – e soprattutto – per ragioni che vanno al di là dei vestiti, e delle borse. Una di queste ragioni è che Prada è Prada anche perché può chiedere a grandi architetti e designer industriali non una collaborazione – non esattamente – ma una riflessione. Una riflessione sui limiti del linguaggio, della forza dell’espressione. Sulla verità. Menti molto diverse per gusto, ispirazione, stile, idee – Ronan & Erwan Bouroullec; Konstantin Grcic; Herzog & de Meuron; Rem Koolhaas – hanno lavorato più che su un tessuto su un’idea. Il Black Nylon, il nylon nero così «iconico» (in certi casi si può dire) di Prada. L’iniziativa presentata ieri sera alla sfilata si chiama Prada Invites – Prada che invita quattro grandi (sei, in realtà, visto che ci sono due coppie che lavorano insieme) a esplorare un’idea. Nel magazzino immaginario «Prada Warehouse» ecco allora che Herzog & de Meuron ci hanno raccontato la loro visione sui limiti del linguaggio nell’era digitale visto come perdita di potere, «il potere di persuadere le persone con ragionamenti o di incantarle con la poesia delle parole. La lingua era un’arma di illuminazione, usata per dare vita a ragionamenti e significati, e per dimostrare le verità – o almeno una verità potenziale, critica... Oggi la lingua ha rinunciato alla sua capacità di illuminazione. Ha perso il suo potere seduttivo. Non vi è niente di nuovo, niente di critico, niente di vero nella lingua che non possa essere trasformato nel suo contrario». Cosa è la verità, si sono chiesti i due svizzeri? È un tessuto che non riflette, che non assorbe. Intrecciato.
E cosa è la geometria, si è interrogato Koolhaas, cosa rende davvero usabili gli accessori che ci accompagnano? Cos’è, si è chiesto Grcic, un accessorio? Se portiamo sempre con noi una borsa non diventa un capo di vestiario – non la portiamo addosso? E, per i Bouroullec, cos’è la geometria? Un volume? Una linea? Cos’è una cartella da disegno? («Il movimento di quel rettangolo, la sua geometria netta e fissa in contrasto con i corpi in movimento»). Il risultato? I Bouroullec hanno disegnato una borsa a tracolla a fisarmonica con la chiusura bassa, gli elastici e l’occhiello, pressoché bidimensionale. Grcic ha ricreato il famoso gilet da pesca di Joseph Beuys, ma fatto di Prada Black Nylon, e un grembiule e cappuccio. Koolhaas uno zaino. Spiega: «Si porta davanti e il suo contenuto è sempre accessibile. È diviso in comparti, la cui dimensione è pensata per alloggiare gli strumenti indispensabili della vita moderna, cui si può avere un agevole accesso tramite opportune aperture. La posizione frontale consente una maggiore padronanza al proprietario, un miglior controllo del movimento, che evita l’infinita serie di inavvertiti urti di cui lo zaino, suo malgrado, è causa».