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 2018  gennaio 14 Domenica calendario

Jair Bolsonaro: la scalata del Trump brasiliano che sogna di diventare presidente

Manca ancora molto per le presidenziali di ottobre, ma il Brasile ha già il suo Trump, con possibilità neanche troppo remote di diventare la vera sorpresa del 2018.
Jair Messias Bolsonaro, ex ufficiale dell’esercito in pensione, da 27 anni deputato federale, è un politico con posizione di estrema destra che sta raccogliendo consensi un po’ ovunque; tutti i sondaggi sulle intenzioni di voto lo danno al secondo posto dietro solamente all’ex presidente Lula da Silva.
Considerando che la corsa di Lula potrebbe essere bloccata dalla condanna in corte d’appello per corruzione nel processo che culmina il prossimo 24 gennaio, potrebbe essere lui l’uomo da battere. Bolsonaro non è miliardario come Trump, ma incarna, in fondo, la stessa filosofia; essere un candidato anti-sistema, capace di sparigliare le carte. Tra i politici brasiliani più influenti sui social, con oltre cinque milioni di seguaci su Facebook, si oppone ai grandi media tradizionali, che non lo amano affatto, preferendo di gran lunga la rete e le emittenti locali.
La sua carriera nell’esercito è stata segnata da episodi d’insubordinazione ed è stato pure punito pesantemente per aver organizzato una protesta pubblica per i bassi salari degli ufficiali. Poco importa, oggi la stragrande maggioranza dei militari, che in Brasile muovono circa due milioni di voti, lo appoggia. A favore dell’introduzione della pena di morte, è contro il matrimonio fra le persone dello stesso sesso e le quote riservate a studenti neri nelle università pubbliche. Rivendica la dittatura militare e vuole flessibilizzare il porto d’armi affinché i cittadini si possano difendere da soli. «Se la fazenda di un coltivatore è invasa dai quei delinquenti e lazzaroni del Movimento Sem Terra (i contadini senza terra) è giusto sparargli addosso». Machista e omofobo, è famoso il suo scambio di battute con una deputata di sinistra, che gli costò una pesante multa. «Sei talmente brutta – le disse – che non meriti nemmeno di essere violentata».
Con il classico slogan «bandido bom è bandido morto» (il buon delinquente è quello morto) sfonda in segmenti elettorali molto diversi fra loro; è popolare tra gli abitanti delle favelas che fanno i conti con la grande criminalità organizzata, tra i ceti alti che vogliono meno Stato (e meno piani assistenziali ) e più liberismo e tra la classe media alle prese con la crisi. Ha incassato anche lo strategico appoggio dei leader delle chiese evangeliche pentecostali, un terzo di tutti i fedeli brasiliani. In quasi trent’anni in Parlamento, dove ha cambiato la bellezza di nove partiti, ha firmato solo tre leggi. Non è preparato, ma questo sembra non importare più di tanto; quando i giornalisti dei grandi media lo incalzano su temi economici o di politica estera lui schiva dicendo che di questo si occuperà il «pool di tecnici di altissimo livello» che lavorerà nel suo governo.
Lanciatosi un paio di anni fa come outsider fra gli outsider, la sua popolarità è cresciuta di pari passo con la crisi politica e gli scandali di corruzione che hanno fatto cadere il governo di Dilma Rousseff e fanno traballare ogni giorno quello attuale di Michel Temer. E non importa se nemmeno lui è indenne ai vizi tipici della politica brasiliana. Il quotidiano «Folha di San Paolo» ha passato al setaccio la dichiarazioni dei redditi sua e del suo clan famigliare, i suoi tre figli sono tutti in politica, scoprendo un patrimonio di quattro milioni di euro in case e terreni, impiegati domestici pagati con assegni parlamentari, viaggi elettorali finanziati con fondi pubblici. Uno scandalo fin troppo «piccolo», in proporzione alle borse ai miliardi del caso Petrobras e che sembra, per ora, non scalfire la sua popolarità: «BolsoMito» come lo chiamano i suoi sostenitori, tira dritto consolidandosi come l’unico candidato, Lula permettendo, comodamente a due cifre a dieci mesi dal voto (18% secondo l’ultima inchiesta Datafolha).
Ammiratore di Trump, è stato recentemente negli Stati Uniti, per incontrare i connazionali emigrati a causa della crisi. «Quando sarò presidente vi prometto che potrete tornare a casa; troverete un Brasile più onesto, solido e con meno delinquenti in giro per le strade». Da uno che di secondo nome fa Messia una promessa che sa di profezia.