La Stampa, 14 gennaio 2018
Tre report sulla vendita del Milan. Così Bankitalia informò la Procura
Tre relazioni firmate dall’Unità di informazione finanziaria – Uif di Bankitalia: sono i documenti arrivati in Procura nelle scorse settimane, che tracciano l’origine dei fondi con i quali, nell’aprile scorso, si è materializzata la scalata all’Ac Milan. È a partire da questi atti che la procura di Milano sta indagando sulla correttezza dell’operazione da 740 milioni di euro. Su uno di questi report verranno effettuati ulteriori approfondimenti investigativi. Questo è ciò che risulta a La Stampa. Il nostro giornale ribadisce la bontà dell’inchiesta e conferma di aver svolto tutti gli opportuni controlli circa l’esistenza di un’indagine sull’operazione, di cui siamo venuti a conoscenza da due fonti distinte.
Le verifiche, nello specifico, si concentreranno sul versamento iniziale da cui è partita la cessione della società rossonera, dalle mani di Silvio Berlusconi a quelle del finanziere cinese Yonghong Li. Soprattutto, quello che appare anomalo da una prima lettura dei documenti, sarebbero le modalità con le quali sono state pagate le prime tre caparre da 300 milioni di euro complessivi, passate attraverso una società creata nel 2016 ad Hong Kong. Su questo punto, i magistrati milanesi potrebbero anche avviare una rogatoria per capire meglio l’origine di questa vera e propria fortuna e fugare, definitivamente ogni dubbio sulla trasparenza dell’acquisto del Milan.
Sulle triangolazioni dall’Oriente della vendita, del resto, i dubbi si sono materializzati nelle scorse settimane da più fronti. Interpellanze parlamentari e inchieste giornalistiche – comprese quelle del New York Times – hanno lanciato più di un interrogativo. Anche se, sulla correttezza dei versamenti, l’estate scorsa, l’avvocato Niccolò Ghedini aveva depositato la «lecita provenienza dei fondi». Il documento che testava la tracciabilità del denaro incassato da Silvio Berlusconi per la cessione della società rossonera. Tutto certificato dalle banche italiane che hanno ricevuto il corposo assegno, senza alcun dubbio sulla regolarità dell’intera operazione.
«Al momento non c’è un’inchiesta aperta», è la reazione del procuratore milanese, Francesco Greco. «Non c’è un fascicolo per sospetto riciclaggio», ha aggiunto all’Ansa Greco, spiegando che quando ci sono «vicende di questo tipo, così fumose e complicate, dove non si sa quali siano le parti in causa, non si procede subito alle iscrizioni». In sostanza, il procuratore ha lasciato intendere, che è necessario prima fare accertamenti ed eventualmente analizzare le carte, per poi eventualmente procedere.
Parla invece di «cattivo giornalismo» e «aggressione mediatica», l’onorevole-avvocato dell’ex Cavaliere, Ghedini, aggiungendo che la notizia viene pubblicata per «danneggiare una parte politica durante una delicata campagna elettorale». Ghedini, infine, annuncia querela, denuncia civile e azione disciplinare contro gli autori dell’articolo sull’inchiesta. «In tutta la lunga e complessa trattativa per la vendita del Milan – è invece il commento del presidente Fininvest, Marina Berlusconi -, l’azienda si è comportata con la massima trasparenza e correttezza, avvalendosi della collaborazione di advisor finanziari e legali di livello internazionale». «Certamente sarà un’ulteriore valutazione che faranno gli elettori», il giudizio del leader di LeU, Pietro Grasso a SkyTg24, sull’affaire Milan. A chi gli chiedeva se la vicenda avrà un impatto ha risposto: «È una questione di legalità, è un problema del Paese: di legalità, onestà e credibilità».
In una interpellanza parlamentare del novembre scorso e firmata dall’onorevole M5S Paolo Nicolò Romano, si ricostruiva il passaggio di denaro della vendita. L’intera quota del Milan «venne venduta a una società di diritto lussemburghese, appositamente costituita, denominata “Rossoneri sport investment Luxembourg”, a sua volta di proprietà di un’altra proprietà lussemburghese, la “Rossoneri champion investment Luxembourg”, costituita qualche giorno prima la finalizzazione della compravendita». Tutte società con sede in paradisi fiscali.