Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  gennaio 13 Sabato calendario

I dubbi delle banche Usa e i misteri del signor Li pesano sul futuro del club

«Motivi reputazionali» dice il manager di una banca d’affari americana sulla mancata partecipazione al grande affare del rifinanziamento del debito del Milan e di Yonghong Li.
È il nodo sul quale da subito nell’ambiente finanziario milanese si è speculato: dove trovare i soldi per restituire al fondo speculativo Elliott del miliardario americano Paul Singer gli oltre 300 milioni che ha prestato a Li, senza i quali la vendita del Milan non sarebbe potuta andare in porto.
Il giro dei soldi
Il fatto è che almeno due grandi banche Usa (Goldman Sachs e Bofa-Merrill Lynch) si sono affacciate all’affare. Per poi concludere che no, non si può fare. «Motivi reputazionali», spiega un banker, è una formula che nasconde due solide motivazioni: la volontà di non irritare il governo cinese dopo la stretta sugli investimenti nel calcio all’estero. E il fatto che in questo affare, fin dall’inizio, le cose poco chiare sono davvero tante.
La lunga trattativa con i soldi che non arrivavano e la chiusura continuamente rimandata, ad esempio. I tortuosi giri compiuti dai fondi per arrivare dalla Cina alle casse di Fininvest. E una struttura societaria a dir poco complicata, con una holding delle Isole Vergini Britanniche che controlla una società di Hong Kong, che ha il 100% di una lussemburghese, che controlla un’altra scatola del Granducato che controlla il Milan.
Al momento, la prospettiva che il Milan possa cambiare di nuovo proprietario sono più che concrete. Il fondo Elliott che ha in pegno il 100% dei rossoneri a garanzia dei suoi prestiti a Yonghong Li – e al club – si starebbe già attrezzando per prendere in mano la squadra. I prestiti – oltre 300 milioni, dei quali 120 milioni al Milan e altri 200 a una delle holding lussemburghesi – scadono a ottobre, ma Elliott starebbe già pensando al dopo. Secondo Calcio & Finanza, avrebbe anche avviato la ricerca di nuovi manager per i rossoneri, anche se la stessa Elliott ha smentito e ha fatto sapere di avere «piena fiducia» nel management attuale.
Il nodo del pegno
Giovedì, l’incontro tra Elliott e i manager della squadra di calcio è servito anche per verificare che i covenant (i parametri finanziari da rispettare a fronte dei prestiti) sarebbero al momento rispettati. In caso di mancato rispetto di questi parametri, Elliott può escutere il pegno, pagando il Milan poco più di 300 milioni, ovvero meno della metà di quanto pagato da Li ma «probabilmente il suo vero valore», dice un banchiere d’affari che conosce i termini dell’accordo tra Fininvest e i cinesi.
Con i tentativi andati finora a vuoto per ottenere più tempo da Elliott, l’unica alternativa per Li è quella di trovare i soldi per rimborsare entro ottobre i prestiti al fondo Usa.
Solo che chi ha visto le carte ha sollevato più di una perplessità. Tra queste, la principale dal punto di vista finanziario è la sostenibilità di un nuovo prestito. Se per il debito di 120 milioni in capo direttamente al club (due bond sottoscritti da Elliott, il primo da 70 milioni servito per trasferire di fatto parte del debito della holding lussemburghese al club e il resto utilizzato per il mercato del Milan) non sono mancati i soggetti interessati, la parte in capo alla holding lussemburghese presenta qualche complicazione in più. Priva di flussi di cassa – il Milan è in perdita e non paga né pagherà dividendi – potrebbe vendere una quota del club, lasciando entrare un nuovo socio o quotando in Borsa la squadra. In entrambi i casi sarebbe comunque un bagno di sangue per Li. Sempre che i soldi siano davvero i suoi.