Notizie tratte da: Annacarla Valeriano, Malacarne, donne e manicomio nell’Italia fascista, Donzelli, Roma, pagg. 220, € 28, 14 gennaio 2018
Tags : Anno 1901. Raggruppati per paesi. Italia
LIBRO IN GOCCE NUMERO 163 (Malacarne, donne e manicomio nell’Italia fascista) Vedi Biblioteca in scheda: manca Vedi Database in scheda: manca ERSILIA, IN MANICOMIO PER COLPE MORALI Rifiuti
LIBRO IN GOCCE NUMERO 163 (Malacarne, donne e manicomio nell’Italia fascista)
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ERSILIA, IN MANICOMIO PER COLPE MORALI
Rifiuti. «So bene che quelli sono dei reietti, non solo dei mendicanti; no, non sono affatto dei mendicanti, bisogna distinguere. Sono rifiuti, bucce di uomini che il destino ha sputato. Umidi della saliva del destino, stanno appiccicati a un muro (…) lasciandosi dietro una traccia scura e sudicia» (i poveri che affollavano Parigi nella descrizione di Rainer Maria Rilke ne I quaderni di Malte Laurids Brigge)
Pazienti. Ricoverati in manicomio nel 1927: circa 60mila. Nel 1941: circa 95mila.
Donne. Secondo il filosofo Arthur Schopenhauer la donna apparteneva al sexus sequior – secondo sesso – per il quale non potevano esistere grandi lavori fisici o spirituali e che scontava la «colpa della vita non agendo ma soffrendo coi dolori del parto, con la cura per il bambino, con la sottomissione all’uomo del quale dev’essere una compagna paziente e serena»; lo storico Jules Michelet sosteneva che fosse una creatura malata per buona parte della vita, cui erano precluse tutte le attività, e che dunque poteva solo «amare, amare uno solo, amare sempre. Sempre così senza stancarsi»; per il medico Paolo Mantegazza la donna aveva il cuore più grande di quello dell’uomo «per compensarla del cervello più piccino»; «il cranio femminile ha somiglianza con l’infantile e il cervello pesa meno di quello dell’uomo» (Cesare Lombroso e Gugliemo Ferrero); ecc.
Ersilia. Ersilia C., di anni venticinque, finita in manicomio perché ritenuta «una vera imbecille morale». Sue colpe: l’essere sempre «gaia, erotica», con «tendenze erotiche» che l’avevano portata a «voler uscire continuamente di casa specie di notte» e a farsi vedere «in compagnia di giovanotti, e spesso parecchi in una volta, coi quali avrebbe commesso oscenità». A provare la «spiccatissima deficienza del senso morale in lei», il sorriso con cui aveva risposto «durante le indagini alle domande più intime» e l’aver ammesso «che aveva deciso di fuggire di casa con qualcuno che gli aveva fatto proposte senza calcolare le conseguenze di tale atto».
Fasciste. «Donne fasciste, come donne italiane e fasciste voi avete dei particolari doveri da compiere per le opere di domani che noi ci auguriamo pacifiche. Il regime potrà sempre contare su di voi? Sulla vostra tenacia, sulla vostra disciplina, sulla vostra fede? Allora io vi dico che non ci saranno più ostacoli nella marcia trionfale del popolo italiano» (Benito Mussolini, 1937).
Riprovazione. Secondo Ferdinando Loffredo «la donna che lascia le pareti domestiche per recarsi al lavoro, la donna che in promiscuità con l’uomo gira per le strade, sui tram, sugli autobus, vive nelle officine e negli uffici, deve diventare oggetto di riprovazione prima e più che di sanzione legale».
Esigenze. Le donne, durante il fascismo, furono suddivise in due categorie: la donna madre e la buona moglie, «che al momento opportuno sa non vedere, ascolti i consigli del marito anche quando è più intelligente di lui»; e la donna-crisi, dallo stile androgino, «dotata di caratteristiche contrarie a sane concezioni morali e giuste esigenze demografiche».
Matrimonio. «All’atto del matrimonio il sacerdote consegna agli sposi, dopo la cerimonia, una copia della Casti Connubii, l’enciclica papale che sostiene la sacralità e l’indissolubilità del matrimonio, la superiorità dell’uomo sulla donna, la necessità quindi della sua subordinazione civile e patrimoniale. Così si intrecciano e si sostengono a vicenda la politica fascista e l’ideologia cattolica, che impongono alla donna un destino tutto biologico e la subalternità nella famiglia e nella società» (Miriam Mafai).
Codice Rocco. Nel codice Rocco vi era una sezione dedicata alla protezione della famiglia dove si statuiva che l’adulterio femminile era reato e poteva essere perseguito – «fino a un anno di reclusione e a querela del marito» – in ogni caso mentre quello maschile diveniva un illecito solo in presenza di concubinato notorio.
Censimento. Nel censimento effettuato da Gustavo Modena durante gli anni del fascismo, si registrò soprattutto un incremento preoccupante degli «uomini frivoli ed insignificanti i quali portano lo spirito del male nelle famiglie e negli ambienti sociali».
Melanconia. In un celebre saggio del 1917 Sigmund Freud sintetizzò l’essenza della melanconia: il venir meno dell’interesse per il mondo esterno, l’incapacità di amare, l’inibizione di fronte a qualsiasi attività.
Cancro. Se le donne non vogliono morir di cancro facciano figli (titolo di un articolo comparso sull’organo ufficiale del sindacato nazionale fascista dei medici)
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 14/1/2018