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 2018  gennaio 13 Sabato calendario

Trump non sanziona l’Iran

Alla fine ha prevalso la linea europea. Come era prevedibile, e come gran parte della comunità internazionale riteneva sensato. Dopo un incontro con il suo staff per la sicurezza nazionale, il presidente americano Donald Trump ha deciso di estendere il congelamento delle sanzioni all’Iran per altri 120 giorni. 
L’accordo sul programma nucleare iraniano, firmato nell’estate del 2015 sotto la supervisione di Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Russia, Cina e Germania, è dunque salvo. Almeno per altri tre mesi. È questo il termine temporale che Trump ha dato al Congresso americano ed ai Paesi europei per raggiungere un’intesa diversa, rafforzata e migliore. «Questa sarà l’ultima volta che le sanzioni contro l’Iran saranno congelate, a meno che l’accordo sul nucleare di Teheran non venga migliorato», ha reso noto la Casa Bianca. 
Secondo il quotidiano americano New York Times sarebbero state decisive le pressioni degli alleati europei, che giovedì avevano lanciato duri moniti al presidente americano. In serata, poi, il presidente francese Emmanuel Macron, aveva telefonato a Trump per ribadire la «determinazione della Francia a vedere l’accordo attuato e l’importanza di tutti i firmatari dell’intesa a rispettarlo». 
Ieri scadeva infatti il termine per ricertificare il rispetto da parte dell’Iran al programma nucleare concordato nel 2015, come prevede una legge americana debba essere fatto ogni 90 giorni. Una mancata certificazione riaprirebbe la strada alla reintroduzione delle sanzioni. Ma non automaticamente. Il 13 ottobre, infatti, Trump decise di non certificare il rispetto dell’accordo nucleare, chiedendo al Congresso di approvare nuove e più dure sanzioni contro il regime e invitando gli alleati europei ad unirsi agli Usa contro il programma missilistico iraniano pena lo stralcio del documento. Ma il Congresso ha preso tempo. Spazientito, Trump, che voleva sfruttare a suo vantaggio la repressione del regime iraniano contro le manifestazioni avvenute negli scorsi giorni, ha voluto comunque inviare un segnale introducendo sanzioni, seppur minori, contro 14 tra aziende e individui iraniani. 
L’Iran è stato sottoposto a sanzioni internazionali dal 2007, dopo aver cominciato l’arricchimento dell’uranio a un’elevata gradazione che, secondo gli Stati Uniti ma non solo, nascondeva l’intenzione di dotarsi di un arsenale atomico. L’attuale accordo prevede infatti che Teheran debba tagliare del 98% le sue scorte di uranio arricchito, non possa arricchire il minerale oltre una certa soglia critica (sotto il 4%) e impone di collaborare con gli ispettori dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea)per consentire loro di visitare i siti concordati. Finora l’Aiea ha confermato che l’Iran sta rispettando i termini dell’accordo. 
Ma per Trump l’intesa è «la cosa peggiore mai firmata dagli Stati Uniti e da tempo sostiene che l’accordo, se non nella forma, è stato ripetutamente violato nello spirito. Trump chiede inoltre che il team dell’Onu compia anche ispezioni in siti militari ritenuti sospetti. E soprattutto vuole includere il dossier sui test missilistici iraniani, che vanno avanti da almeno due anni, in quello nucleare. 
In teoria sia Washington che Bruxelles ritengono che i test balistici effettuati da Teheran nell’ultimo anno abbiano violato la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu 2231, che avalla l’intesa nucleare e che impone all’Iran di non «effettuare alcuna attività legata a missili balistici concepiti per trasportare testate atomiche, inclusi lanci che utilizzano queste tecnologie balistiche». L’Iran tuttavia ha sempre negato che i missili finora testati siano stati progettati per trasportare testate atomiche
Per quanto preoccupata per il programma balistico iraniano, l’Europa lo vorrebbe mantenere separato dal dossier nucleare. La Casa Bianca invece no.