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 2018  gennaio 13 Sabato calendario

I giganti tech diventano lenti

La grande fiera della tecnologia di Las Vegas – il Consumer Electronic Show – a cinquantun anni dalla sua nascita si è trovata orfana di grandi oratori e di novità. Se per novità intendiamo il tradizionale dispositivo tecnologico progettato per tenere banco. Al Mobile World Congress di Barcellona, appuntamento principe per quel che ruota attorno agli smartphone, il copione era lo stesso. A tal punto che a salire sul podio è stata una banale operazione nostalgia come la resurrezione del Nokia 3310. Ma anche quando le novità ci sono, ormai non sopravvivono abbastanza: fra voci di corridoio, immagini e caratteristiche che finiscono online con settimane di anticipo, nessun segreto sembra tenere. Nemmeno Apple riesce più a sorprendere, da ogni punto di vista, e comunque le fiere le ha sempre snobbate. Preferisce organizzare gli eventi in proprio, come stanno facendo più o meno tutti quando si tratta di lanciare un modello di punta al quale sono appese le speranze per una buona trimestrale. Che senso hanno allora fiere come il Consumer Electronic Show?
I giganti del Web negli ultimi due anni sono diventati opulenti, la capitalizzazione è fuori scala, e si son fatti lenti. Meno idee e più caute. Se qualcosa funziona, lo si copia. Un altoparlante intelligente va di moda? Nel giro di due anni ogni compagnia ha il suo. Esce uno smartphone con schermo senza bordi? Lo imitano su scala planetaria e ognuno sostiene di averlo inventato per primo. La vera novità sta nel fatto che a fiere come questa di Las Vegas adesso partecipano tutti: multinazionali dell’elettronica, startup, colossi dell’online e produttori di microchip, assieme al mondo dell’automobile, alle banche, alle istituzioni. In una partita complessa, su più tavoli, che non riguarda più solo telefoni e aspirapolveri smart ma ogni aspetto dell’esistente. Dal trasporto all’educazione, dallo sviluppo urbano alla sanità, passando per la finanza, i servizi, l’intrattenimento, l’agricoltura, la gestione di dati e persone, l’intelligenza artificiale, fino a robotica e automazione. La lingua è una sola, tanto che nascono alleanze inedite fra realtà che un tempo parlavano idiomi diversi. Basti pensare a quella fra Toyota, Uber e Amazon annunciata proprio al Consumer Electronic Show 2018. O alla guerra fra le tante intelligenze artificiali e assistenti virtuali nate come funghi in ogni settore. Per quel che ci riguarda, di quest’edizione ricorderemo poi la presenza della Commissione Europea che per la prima volta partecipa ad una fiera portando quindici aziende del vecchio continente fra le quali due italiane. E ricorderemo le cinquanta startup che dalla Sicilia al Trentino erano riunite finalmente in un’unica area ben riconoscibile nel padiglione Eureka, il più vitale. Per loro il Consumer Electronic Show è oro. Permette a piccole e grandi realtà di farsi una rete di contatti, di trovare finanziamenti, di fare il salto di qualità e ingrandirsi.
Non è un caso che i numeri del Web Summit, evento dedicato alle startup fuggito da Dublino e approdato a Lisbona, aumentino in maniera esponenziale di edizione in edizione e che gli ospiti siano ormai pesi massimi della politica oltre che della tecnologia. Ma per raccontare tutto questo bisogna buttare i titoli che sono andati bene per anni e cercarne di nuovi. Intendiamoci: il televisore pieghevole prima o poi diverrà prodotto di mercato, magari la macchina che stira da sola la costruiranno davvero e ogni due anni qualcuno tirerà sempre fuori un telefonino con qualcosa di nuovo di cui parlare. Forse però non è più questo che vale la pena raccontare e che conta davvero nella vita delle persone.