la Repubblica, 13 gennaio 2018
La Consulta decide sugli italiani all’estero a voto aperto
Il 21 febbraio, undici giorni prima delle elezioni politiche. Mentre le operazioni di voto degli italiani all’estero saranno già in corso. È proprio in questa data – il prossimo 21 febbraio – che la Consulta discuterà il ricorso del tribunale di Venezia sulla manifesta anomalia costituzionale di quel voto, che dovrebbe essere segreto e noto solo a chi lo ha deciso, ma per le modalità di espressione e soprattutto di invio per posta non lo è affatto.
Troppo presto, oggi, per dire cosa effettivamente deciderà la Corte. Ma il dato rilevante è che il presidente della Consulta Grossi e gli altri 13 giudici (ne manca uno perché il Parlamento, in oltre un anno, non ha sostituito il dimissionario Frigo) non vogliono lasciare indietro la questione. Una non decisione infatti potrebbe solo creare polemiche e fantasiosi retroscena. Meglio dunque affrontare il caso, anche se estremamente a ridosso del voto politico, e soprattutto mentre le procedure di voto all’estero sono già cominciate.
La Corte potrebbe decidere che in effetti, come sostiene il giudice Silvia Barison, la legge del 2002 che disciplina il voto degli italiani all’estero e che fu votata dall’allora governo Berlusconi, solleva «robuste perplessità riguardo al principio di segretezza». Quel voto, sia nel momento in cui viene espresso, non in condizioni di solitudine e di riservatezza, sia per la procedura di invio in Italia tramite consolati e ambasciate, non si può certo definire garantito sotto il profilo della libertà e della riservatezza. Dunque, chiede Barison, meglio bocciare la legge. Proprio come ha chiesto, a fine 2016, un cittadino veneziano, Pier Michele Cellini, oggi residente in Slovacchia.
Con una procedura accelerata, il ricorso veneto verrà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 17 gennaio. Ma i tempi d’udienza e di discussione dei giudici non consentono di trattarlo prima del 21 febbraio. Gli undici giorni che separano questa data dal voto possono già far ipotizzare una bocciatura del quesito? Una cosa è certa: la Corte non vuole lasciarsi alle spalle la questione, ma decidere comunque nel merito.