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 2018  gennaio 13 Sabato calendario

Diciamo no al partito delle scaldamutande

Io, però, resto sospettoso. Sulla lettera uscita su Le Monde e firmata da varie artiste e accademiche francesi (compresa Chaterine Deneuve) sono già state scritte molte cose intelligenti: la sostanza è che il noto e chiassoso movimento anti-molestie nato col caso Weinstein ormai ha prodotto un’ondata anche di intransigenza, puritanesimo, femminismo d’antan, spesso un clima ostile agli uomini in quanto uomini: qualcosa che non ha niente a che spartire con effettive violenze, stupri e abusi di potere. In sintesi: non si può dividere con l’accetta la molestia, da una parte, e l’approccio innocente, dall’altra. Le sfumature esistono e possono essere anche molto divertenti, altrimenti scatta la sessuofobia e la caccia alle streghe, cioè stregoni. Quindi, ripeto, viva il manifesto di Le Monde: e però io resto sospettoso perlomeno su alcune delle plauditrici. E proverò a spiegare perché. Diciamo che dietro al manifesto penso possa nascondersi (anche) una categoria femminile che conosco moto bene, e che combatto alacremente da una vita: in Francia le chiamerei “allumeuse”, in Italia purtroppo non c’è una traduzione migliore di “scaldamutande”. Chi sono costoro? Provo a descriverle, e anticipo che sono un genere di femmine che, sulla tipica insistenza maschile, lucrano allegramente da una vita. E fanno anche bene, visto che ci riescono. In generale sono donne sufficientemente belle, sicure e consapevoli di esserlo o comunque di piacere, talvolta equivoche, tutte civettuole e occhioni, abbracci e confidenze, malizia e allusioni entro un sorvegliato livello di guardia: quanto basta perché l’uomo, che di base resta un gonzo troglodita, si illuda che magari basti insistere un po’ affinché lei prima o poi ceda per gratitudine o altro. Queste “allumeuse”, soprattutto in città come Milano o Roma o Parigi, sono un vero esercito, e sono sempre in pista, collezionano inviti a seratine e inaugurazioni e ristoranti e cinemini, e – detto di passaggio – non pagano mai, mai e mai. Gradiscono molto i complimenti e che tu apra loro la portiera dell’auto, anche i fiori vanno bene, benché antiquati. Non fanno neanche finta di tirar fuori il portafoglio, a fine cena: ci mancherebbe. Il punto è che sono, e si sentono, in una posizione di vantaggio, perché loro sono e si sentono “le femmine” e quindi corteggiate per definizione, hanno una postura un po’ così, ambigua, come se uscendo col maschio un po’ gli facessero un favore, come se lui dovesse passare un esame, riuscire a vendere qualcosa. Accade anche nel mondo animale: è la tipica ritrosia della femmina prima di concedersi. Il problema, come detto, è dato essenzialmente dalla gonzaggine maschile, un dato solo parzialmente culturale: a tantissimi uomini basta un mezzo sguardo e subito pensano che l’altra ci stia, basta un bacetto sulla guancia e subito pensano al kamasutra, insomma basta un niente per far loro segretamente concludere: è fatta, ci sta. Può anche essere che una serata poi precipiti – l’alcol, l’aperitivo, le festicciole, un po’ di casino – e in casi estremi può scapparci una mezza pomiciata un po’ rubata, però attenzione, quello non è l’inizio, è la fine, è un aperitivo senza cena. Ecco: a quel punto tanti uomini, gonzi, pensano davvero che vabbeh, ormai è una formalità, sarà per la prossima volta: perché quella – credono – in definitiva è una donna che non ci sta, ora, ma che prima o poi ci starà. Errore. Errore clamoroso. Perché le donne, tutte le donne, sono bravissime a farti capire che vogliono starci, quando vogliono starci; e sono bravissime a farti capire che non vogliono starci, quando non vogliono starci. Sono scientifiche e consapevoli. Ma le “allumeuse”, soprattutto, sono bravissime a ciurlare nel manico, a lasciarti a metà del guado, insomma a farsi importunare entro un sorvegliatissimo (da loro) livello di guardia. Ne conosco tante. Alcune si sono fatte tutti i ristoranti stellati della Lombardia, tutte le prime cinematografiche, spesso non posseggono dei mezzi di locomozione perché c’è sempre qualcuno che la porta e riporta. È un tipo di donna che è molto divertente punire – dimenticando il portafoglio, oppure dando loro un buono-taxi a fine serata – ma che non hanno problemi, perché intanto hanno già ricevuto tre o quattro messaggini per andare a fare la scaldamutande da qualche altra parte. La loro specialità è avere sempre un sacco di “amici” uomini (dei poveretti che cercano di farsele da anni, e che si sentono perennemente sul traguardo) mentre di amiche donne invece ne hanno poche, magari hanno delle complici, perché le altre donne le sgamano subito. Pure io le sgamo subito: ecco perché sospetto che, assieme a tante legittime plauditrici del manifesto di Catherine Deneuve, ci siano anche loro, disponibili a farsi infastidire, sì, ma solo un po’, importunare sì, ma solo un po’. Non ti denunceranno mai se hai cercato di baciarle sotto il portone di casa (peraltro quasi riuscendoci... quasi) o se hai sfiorato loro un ginocchio. Ti gestiranno con mestiere. Avevo un amico – rinomato commercialista, non certo uno sfigato – che alla fine di una serata con un’amica, per non sbagliare, ci provava sempre: «Se non altro per educazione», mi diceva. L’eventuale diniego di lei non creava imbarazzi a nessuno dei due. Questo accadeva a Milano. A Parigi, almeno sino a qualche tempo fa, erano un po’ più schematici. Se una ragazza accettava di uscire con te, la sera, significava che ci stava e basta. Se non ci stava, forse era un po’ matta.