Libero, 13 gennaio 2018
Orietta Berti si schiera con il M5s. Il Pd chiede di cacciarla dalla Rai
E sì, nel Paese del nazionalpopolare per antonomasia, mancava il caso Orietta Berti. Mancava, soprattutto, l’idea che la barca non sempre va lasciata andare. Fatto sta che super Orietta, ospite del programma di Radio Uno Rai «Un giorno da pecora», ha tranquillamente esternato la sua intenzione di voto a favore dei 5 stelle. Apriti cielo. «È legale? Lo chiederemo all’Agcom, con un esposto», spara Sergio Boccadutri, deputato del Partito democratico e componente della Commissione Vigilanza Rai. Come se quello della Berti fosse stato un atto di lesa maestà. D’accordo, la par condicio «è entrata ufficialmente in vigore ieri l’altro, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della delibera Agcom che recepisce il testo votato dalla commissione di Vigilanza Rai», spiega con veemenza l’esponente del Pd, e «la trasmissione è stata ricondotta sotto la responsabilità del direttore del Giornale radio. Altro che contraddittorio degli opinionisti: qui abbiamo addirittura un personaggio dello spettacolo che esprime pubblicamente la propria preferenza politica, con tanto di endorsement a una lista, senza alcun bilanciamento». C’è chiedersi cosa sarebbe accaduto se la Berti, invece dei 5 Stelle, avesse fatto il proprio «editoriale» a favore di Forza Italia o del Pd. Il solerte deputato dem avrebbe invocato l’intervento dell’Agcom? «Sarebbe opportuno anche valutare se Orietta Berti», prosegue Boccadutri, «dopo il suo coming out, possa continuare a ricoprire il ruolo di ospite fisso nella seconda parte della trasmissione di Fabio Fazio». Scrupolo eccessivo, a dire il vero. E a proposito del conduttore di «Che tempo che fa» ieri c’è stato un vero e proprio giallo sul suo compenso e su un presunto intervento della Corte dei Conti. A dare il via alla girandola di voci è stato il sito di Roberto D’Agostino, Dagospia, sostenendo che la magistratura contabile avrebbe fermato il pagamento degli stipendi che la Rai deve al conduttore. I vertici di Viale Mazzini, sentiti da Libero, hanno seccamente smentito la notizia sostenendo che si tratta di una «bufala». L’ufficio stampa di Fazio, invece, si è limitato al classico «no comment». Michele Anzaldi, deputato del Pd e autore dell’esposto contro Fazio, aspetta chiarimenti. «Se fosse vero che i pagamenti a Fazio alla sua società sono bloccati, sarebbe opportuno che l’azienda con trasparenza lo dicesse e spiegasse come stanno le cose, con una smentita o una conferma ufficiale». Che attendiamo tutti.